Le Politiche del Cibo

È argomento attuale e comune parlare delle cosiddette “Politiche del Cibo”. In ogni dove si parla di riduzione degli sprechi alimentari, di una migliore alimentazione, della cultura dell’alimentazione, di produzioni più sane e sostenibili. Nei summit mondiali, europei, nazionali, fino ad arrivare ai consessi locali si parla di “Politiche del Cibo”. Ma cosa sono?

di Stefano Biagiotti, docente a contratto di Economia e Politiche dell’ambiente Universitá telematica Pegaso.

 

Se per politica intendiamo “L’attività pratica relativa all’organizzazione e amministrazione della vita pubblica; arte del governo”, dai diversi ambiti nei quali la vita pubblica si sviluppa derivano le specifiche determinazioni che la politica acquista (internazionale, economica, finanziaria, ecc.). È facile comprendere che la “Politica del Cibo” riguarda l’attività di organizzazione e amministrazione rispetto alla specifica determinazione del cibo. La “Politica del Cibo”, dovrebbe, integrare e affrontare in modo sistemico varie questioni: le sfide legate alla sostenibilità dell’agricoltura, i rapporti all’interno delle filiere del cibo, l’assetto delle aree agricole urbane e periurbane, le connessioni fra città e campagna, l’interpretazione dei nuovi modelli di consumo alimentare, la gestione delle risorse naturali destinate alla produzione di cibo, i problemi nutrizionali legati al cibo, la gestione dei rifiuti e la prevenzione degli scarti di cibo, la cultura del cibo, i modelli della distribuzione, la relazione fra le filiere corte e la GDO, il bilanciamento di prodotti locali con quelli geograficamente più distanti, ecc.

In Italia il cibo non rappresenta solo il mezzo di soddisfacimento di un bisogno primario, è evidenza del patrimonio immateriale rappresentato da  tradizioni-culture-territorio, che rende il “Bel Paese” unico. 

Dalle premesse di cui sopra è facile comprendere quanto sia importante porre l’attenzione da parte della governance locale ai temi delle Politiche del Cibo.

Gli strumenti, oggi a disposizione, per adottare delle misure proattive alle questioni del cibo sono diverse dai distretti alle comunità del cibo, dai distretti rurali a quelli agroalimentari, ai patti per il cibo.

Le esperienze messe in atto prevedono, per la loro riuscita, modalità partecipative. Infatti perché una qualsiasi politica - di programmazione o di pianificazione - si possa concretizzare, sono necessarie attività di partecipazione, condivisione e concertazione. Dopo aver definito l’origine dei problemi di policy è necessario affrontare la fase successiva quella della formulazione delle politiche, dove i problemi si analizzano, si cercano le alternative, si costruisce la legittimazione ed infine si formalizzano, seguono poi altre fasi per concludersi con le verifiche ex-post dei risultati previsti.

Anche le “Politiche del Cibo”, perché possano portare il risultato sperato, non possono esimersi dall’applicazione di un processo buttom-up, dal basso verso l’alto. Ecco che da un grido di allarme, da una situazione negativa, possono scaturire azioni che trasformino la criticità in opportunità.

L’approccio alle Politiche del Cibo non può esimersi da un'analisi del contesto secondo i paradigmi dello sviluppo sostenibile, dettati anche dall'Agenda 2030, con una visione olistica e multidisciplinare

 

Figura 1. I 17 obiettivi dell'Agenda 2030

 

Quando dobbiamo approcciarsi alle "Politiche del Cibo" è necessario riferirsi al food system, e non limitarsi al settore dell'agricoltura.

Il food system, o sistema alimentare, è una rete complessa che interessa l'ambiente, la società, la salute e l'economia, in una determinata scala.

La produzione di cibo contribuisce per il 29% all’emissione dei gas-serra ed è quindi uno dei settori di maggiore impatto sul cambiamento climatico, mentre il contributo sale al 70% per la perdita di biodiversità terrestre e all’80% per la deforestazione, il 70% circa delle risorse idriche viene utilizzato per le coltivazioni e gli allevamenti (Living Planet Report, WWF, 2020). I dati del rapporto ci spingono pertanto a una riflessione maggiore e a comprendere quanto sia importante, da parte delle governance, agire subito e bene.

 

Figura 2. Mappa concettuale delle Politiche del Cibo (Fonte: Dansero ed al, 2020)

 

Un altro argomento da tenere in considerazione, quando parliamo di cibo, sono le relazioni di questo con la città e la campagna. Se come dice Wendel Berry (2015) “mangiare è un atto agricolo”, poiché il cibo è frutto dell’attività agricola, è chiara la relazione tra la città e la campagna e di conseguenza tra la città e il cibo. La relazione città e cibo evidenzia modelli diversi di gestione del capitale naturale (suolo, acqua, biodiversità) e del capitale economico e umano; per tale motivo è auspicabile che sempre più si parli di  “Politiche del Cibo”,  ma soprattutto si smetta di fare teoria e si attuino azioni concrete.



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