Architettura etica e sostenibile. L’ospedale di Emergency

Un esemplare connubio di tradizione e innovazione, costruito con materiali ecosostenibili per ridurre al minimo il consumo di energia e l’impatto ambientale, grazie a soluzioni creative in un contesto complesso sia a livello socio-ambientale, sia logistico ed economico, dove non è semplice rimediare materiali e tecnologie per risolvere i problemi contingenti di un cantiere: il recente ospedale di Emergency in Africa è un esempio dal punto di vista non solo medico, ma anche architettonico, sostenibile ed energetico.

 

Nelle parole di Renzo Piano, «il nuovo ospedale pediatrico di Entebbe è un modello di eccellenza medica, di sostenibilità ambientale (zero emissioni e l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza energetica) e di armoniosa distribuzione degli spazi»: il Children’s Surgical Hospital coniuga infatti il massimo della qualità architettonica, dei materiali scelti e della cura nei dettagli, con l’eccellenza delle cure ospedaliere che da sempre contraddistinguono Emergency e costituisce «una vera e propria pietra miliare per la sanità in Africa, in grado di fungere da modello per il futuro e di creare una sorta di “emulazione” sia per ciò che riguarda le procedure di cura sia per come i materiali e le tecniche locali sono stati integrati con prodotti e materiali a elevato contenuto tecnologico e prestazionale», secondo il professore del Politecnico di Milano Marco Imperadori.

È il secondo importante tassello di un progetto più esteso dedicato alla salute e alla medicina in Africa e basato sull’eccellenza, la gratuità e la formazione, che ha avuto come punto di partenza il Centro di eccellenza in cardiochirurgia di Khartoum, in Sudan, inaugurato da Emergency nel 2007.

 

L’eccellenza medica, diritto universale

A 35 chilometri dalla capitale ugandese Kampala sorge il Children’s Surgical Hospital, su un terreno di 120 mila metri quadrati messo a disposizione dal governo che, dopo aver visitato il centro Salam di cardiochirurgia a Khartoum, in Sudan, ha subito riconosciuto l’importanza del progetto per l’intera regione, instaurando una proficua collaborazione e partecipando ai costi di costruzione.

L’ospedale, finito di costruire nel marzo 2020 e in attività da metà aprile 2021, offre cure chirurgiche gratuite ai bambini di tutta l’Africa, garantendo dunque il diritto di ogni essere umano all’assistenza sanitaria e alle cure ad alta specializzazione, e diventerà anche un centro di formazione per medici e infermieri ugandesi e dei paesi circostanti, in modo da permettere loro di gestire in futuro l’ospedale autonomamente.

Il complesso comprende 3 sale operatorie, 72 letti di cui 6 di terapia intensiva, 16 di terapia subintensiva e 50 di reparto, un’area di accoglienza e di educazione sanitaria, servizi diagnostici e ausiliari come il laboratorio, la banca del sangue, la farmacia, la mensa e la lavanderia. All’esterno Emergency ha previsto, come per gli altri suoi ospedali, un’area gioco e un giardino con 350 alberi, che «costituiranno l’orizzonte visivo (e in un certo senso il rassicurante elemento di protezione) dei piccoli ospiti, che negli alberi riconosceranno il simbolo del ciclo naturale e del processo di guarigione. Abbiamo concentrato le nostre attenzioni progettuali nel disegno delle aree comuni, spazi per le famiglie, per il gioco e per l’apprendimento. Un ospedale pediatrico comporta sempre una presenza di famigliari, ci devono essere strutture che ospitino le famiglie, e quindi al piano terra bisogna predisporre alloggi per i vari nuclei dei parenti e spazi temporanei per i diversi usi. In Africa, la natura stessa della società prevede l’esistenza di nuclei famigliari numerosi (in media sei persone) che si spostano con i bambini malati e li assistono per tutto il periodo della loro permanenza. Un ospedale come questo non è solo una macchina per guarire, ma una casa comune dei malati, dei loro parenti, dei medici e di tutto il personale tecnico», come ha sottolineato Renzo Piano.

 

L’architettura come fonte terapeutica

«Il nuovo ospedale di Entebbe, in Uganda sul lago Vittoria, nasce dall’incontro tra due grandi personalità contemporanee: Gino Strada e Renzo Piano» osserva il professor Imperadori. Il loro «obbiettivo comune: un centro di eccellenza per la chirurgia pediatrica in Africa. Se infatti Emergency ha da tantissimi anni la propria mission centrata sulla cura ad altissima qualità nei luoghi più abbandonati e martoriati da guerre e ingiustizie, ecco che questo percorso incontra, per l’ospedale di Entebbe, la vision di Renzo Piano che interpreta l’architettura come fonte terapeutica e in cui la bellezza ha un significato curativo per un diritto universale alla salute». La struttura «contiene i tratti principali di questi due uomini: la solidità e la concretezza delle pareti in terra cruda, ancorate a terra, lavorate secondo la tecnica del pisé, e la leggerezza della struttura che regge la copertura, in acciaio, stratificata a secco e zinco-titanio nella sua componente di chiusura (…). La tradizione costruttiva locale della terra cruda compattata convive con l’innovazione frutto di industrializzazione raffinata della carpenteria metallica, delle pelli di rivestimento, della serramentistica e dell’integrazione con pannelli fotovoltaici per garantire il massimo di sostenibilità e il minor impatto ambientale».

 

Tecnica tradizionale, interpretazione innovativa

I lavori di costruzione sono iniziati nel febbraio 2017 e nel corso dell’anno seguente viene completata la struttura in muratura con la tecnica tradizionale del pisé, la terra battuta, che prevede l’utilizzo di terra cruda – uno dei sistemi costruttivi più ricorrenti in Africa – e in particolare di argilla umida, per realizzare mura in cui non si producano fessurazioni in fase di essiccazione. «Abbiamo pensato che fosse essenziale dichiarare un gesto di appartenenza al luogo utilizzando la sua terra, ma mescolata con additivi e sostanze chimiche che ne potessero migliorare le prestazioni funzionali e di durabilità. Il nuovo può migliorare l’antico, la tecnica può essere usata in maniera rispettosa della tradizione; il know-how occidentale stabilisce un utile ponte con consuetudini millenarie» ha dichiarato Renzo Piano.

Il primo modello del muro in terra è stato fatto nel 2014, dopo uno studio del terreno di scavo – caratterizzato da argilla rossa – e la scelta dell’additivo adeguato da utilizzare nella lavorazione dell’impasto. Come racconta Giorgio Grandi del Renzo Piano Building Workshop, assieme agli ingegneri di Milan Ingegneria e ai laboratori Mapei è stato possibile migliorare «la resistenza meccanica del pisé, che alla fine è risultata dieci volte superiore ai valori di letteratura, raggiungendo quelli di un buon calcestruzzo. Oltre alla resistenza meccanica, è stato aumentato il grado di resistenza agli agenti atmosferici, che nelle condizioni climatiche di Entebbe giocherà un ruolo importante per la manutenzione e la conservazione dell’edificio nel tempo».

La costruzione di muri spessi in terra – tipici dell’edilizia rurale – consente di trattenere il calore e risparmiare così risorse energetiche. Oltre all’inerzia termica, che garantisce temperatura e umidità costanti all’interno degli edifici, i vantaggi delle strutture costruite con il pisé sono l’elevata resistenza nel tempo e la reperibilità del materiale in loco, che consente inoltre di fare a meno del cemento, responsabile del 5% di tutte le emissioni di biossido di carbonio nel mondo. L’utilizzo di questa tecnica ha anche permesso di impiegare nel cantiere manodopera locale, abituata a costruire edifici in terra battuta.

 

Il tetto come riparo: l’architettura di Renzo Piano

Renzo Piano ha inserito armonicamente nella struttura dell’ospedale l’elemento che contraddistingue la sua visione dell’architettura come “riparo”: in questo caso si tratta di due grandi ali metalliche – a riconferma della sua predilezione per le strutture leggere – che accolgono al di sopra 2.670 metri quadrati di pannelli solari fotovoltaici policristallini (più produttivi rispetto ai pannelli in silicio monocristallino alle alte temperature) e offrono al di sotto sia protezione sia spazio di convivenza.

I pannelli fotovoltaici sul tetto dell'ospedale. Foto di Emmanuel Museruka

 

Da un punto di vista funzionale, la tettoia metallica quindi cattura l’energia solare producendo energia elettrica sostenibile, protegge le murature dalle forti piogge stagionali e crea una grande ombra per il luogo di riposo e cura.

«Per me fare architettura significa fare un tetto, disegnare una copertura, offrire un riparo. L’ho fatto alle più diverse latitudini, per il significato sia funzionale sia simbolico che il tetto riveste come struttura protettiva. In particolare in questo caso e in questa terra d’Africa, dove il tetto è il rifugio primordiale, il riparo per eccellenza: qui un tetto serve a procurare ombra, ma anche a proteggere dall’acqua e poi a produrre energia. Di qui ha preso corpo l’idea iniziale di fare due tetti: uno superiore per catturare l’energia naturale del sole; uno inferiore per riparare dall’acqua (…). È stato dunque naturale pensare sin dall’inizio che la copertura di quest’ospedale dovesse avere due strati: se c’è un luogo dove il tetto ha una straordinaria importanza è proprio qui, in Uganda, nel suo clima, nel suo territorio. Non a caso, questo tetto è più ampio del necessario in modo da creare zone d’ombra per proteggere i bambini. Il cortile (dove sono stati piantati 25 alberi di jacaranda) è ampiamente messo in ombra tutto il giorno, offrendo rifugio, ristoro e piacevolezza ai degenti e ai loro familiari» ha osservato Renzo Piano.

Quindi il primo strato, l’involucro di copertura del corpo ospedaliero, ha la funzione di chiusura termica e acustica, di tenuta all’acqua e all’aria, consentendo di gestire i picchi termici di queste latitudini, mentre le grandi ali di copertura che costituiscono lo strato superiore proteggono l’ospedale dalla radiazione solare diretta, che viene sfruttata dai pannelli fotovoltaici installati, a ulteriore testimonianza dell’attenzione del progetto agli aspetti ambientali, in questo caso col ricorso a una inesauribile fonte rinnovabile per soddisfare il fabbisogno energetico dell’ospedale.

La luce diretta raggiunge il tetto inferiore solamente lungo la linea centrale dell’edificio, dove i 40 lucernari rendono gli interni sottostanti naturalmente luminosi, senza però trasmettervi anche il calore dovuto all’irraggiamento, grazie alla ventilazione tra le due coperture che contribuisce così al risparmio energetico in fase di raffrescamento; in questo modo la copertura del corpo ospedaliero è stata realizzata senza intercapedini di ventilazione, poiché la radiazione solare è schermata dalle ali del tetto. Questo doppio sistema di copertura contribuisce così marcatamente a rendere confortevole l’interno dell’ospedale, assieme alla massa e alla capacità termica delle pareti perimetrali.

 

Lo zinco-titanio di Zintek

Per le componenti dell’involucro di copertura la scelta è dovuta ricadere su materiali non a base legnosa ma solo minerali e metallici, a causa della presenza di termitai, che «sono serviti come laboratori di prova per testare i diversi prodotti da utilizzare» ha affermato Grandi. Le termiti europee (Reticulitermes lucifugus) infatti proliferano nella zona a causa del clima caldo e umido e rappresentano un pericolo per i materiali da costruzione. Invece del legno è stato perciò utilizzato nella stratigrafia di copertura un pannello in cemento-legno ad alta densità – che contribuisce a migliorare lo sfasamento termico – la cui resistenza all’attacco delle termiti è stata testata in loco.

A completare la stratigrafia di copertura, sotto le grandi ali metalliche del tetto superiore, l’edificio è rivestito in zintek® prepatinato, che è stato fornito da Zintek, unica azienda in Italia a produrre e lavorare lo zinco-titanio, «materiale splendido che dura per sempre; materiale nobile che appartiene alla storia dell’architettura e della città, come si può vedere nella vecchia Parigi, dove i tetti sono in lamiera zincata (...). E poi è un materiale che invecchia a modo suo, come il rame e il piombo, e insomma come tutte le cose che provengono dalla natura», ha ricordato Renzo Piano. Lo zintek® è una lega di zinco, rame e titanio, conforme alla normativa europea EN 988 (Zinco e leghe di Zinco – Prescrizioni per i prodotti laminati piani e per l’edilizia). Il titanio aumenta la resistenza alla deformazione nel tempo, il rame aumenta la resistenza alla trazione e la combinazione di titanio e rame riduce il coefficiente di dilatazione. È un materiale resistente ai raggi UV e all’erosione del vento ed è inoltre pedonabile secondo la UNI 10372:2004.

«È proprio lo strato di copertura continua in lega di zinco-titanio zintek®, a elevato contenuto tecnologico, a garantire il massimo delle prestazioni nella porzione delicata della chiusura sommitale. Immaginiamo infatti notevoli escursioni termiche tra giorno e notte a queste latitudini, la presenza di volatili e animali (che normalmente penetrano nelle coperture tradizionali in paglia e nel tempo le deteriorano, oltre al problema di resistenza al loro guano acido aggressivo) vista la vicinanza al lago, e infine la necessità di evitare il più possibile manutenzioni» sottolinea il professor Imperadori.

Dato che si mantiene inalterato nel tempo, lo zintek è risultato ideale poiché tra i requisiti tecnici, oltre alla resistenza all’attacco di insetti, funghi e termiti, erano necessari la durevolezza e la facilità di manutenzione: in seguito al contatto con acqua, umidità e ossigeno, la superficie si ricopre progressivamente di uno strato di carbonato basico di zinco, che garantisce un’elevata resistenza alla corrosione e la lunga durata del materiale – oltre un centinaio di anni in un ambiente rurale come quello dove sorge l’ospedale – senza bisogno di manutenzione. In ambienti urbani, industriali e marittimi la durata dello zintek scende dai 40 ai 60 anni.

Nel clima ugandese caratterizzato da due stagioni, una secca e una piovosa, le colature dei rivestimenti in zintek® consentono la raccolta dell’acqua piovana e il suo utilizzo per l’irrigazione, tra l’altro particolarmente nutriente per le piante in quanto arricchita dai sali minerali dello zinco. 

Essendo naturale e completamente riciclabile, lo zintek® mantiene un elevato valore di mercato anche come materiale di recupero.

Dettaglio del tetto. Sullo sfondo il lago Vittoria. Foto di Marcello Bonfanti

Gino Strada ed Emergency

Dalla fine degli anni ‘80 Gino Strada, medico specializzato in chirurgia traumatologica d’urgenza, si impegnava nella cura delle vittime di guerra in zone di conflitto. Da queste esperienze nasce nel 1994 l’idea di fondare Emergency, associazione umanitaria indipendente e neutrale che promuove una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani e ha come obbiettivo primario quello di garantire cure gratuite alle vittime di guerre, mine antiuomo e povertà. Da allora, Emergency ha curato più di 11 milioni di persone gratuitamente in 18 Paesi. Emergency inoltre progetta, realizza e gestisce ospedali permanenti e organizza missioni di emergenza a supporto di ospedali già esistenti, fornisce corsi di formazione professionale per il personale medico, allestisce centri di riabilitazione e reintegrazione sociale e assicura assistenza psicologica e infermieristica per le popolazioni colpite da calamità naturali.

Nel 2015 Gino Strada è stato il primo italiano a ricevere a Stoccolma il “Nobel alternativo” Right Livelihood. Si spegne ad agosto 2021 lasciando un grande insegnamento sul significato dei diritti umani. «È nostro dovere condividere i migliori risultati che abbiamo raggiunto in tutti i campi, dall’architettura alla medicina, per dare un segnale fortissimo: vogliamo offrire a tutti la possibilità di accedere a quelli che sono diritti universali, perché la parola “universale” non può escludere nessuno. Emergency sviluppa questo principio da oltre 25 anni. Il nuovo ospedale in Uganda, così scandalosamente bello, ha proprio l’intenzione di affermare che non siamo andati là a piantare quattro tende e distribuire farmaci, ma a portare il meglio della chirurgia pediatrica con tutto quello che è necessario in termini di struttura, equipaggiamenti, tecnologia e conoscenza. Questo è il modo nel quale si dovrebbe aiutare “a casa loro”, ovvero condividendo i diritti, soprattutto nel campo della medicina e della cura, perché essere curati, stare bene, è la condizione preliminare per ogni attività umana». Gino Strada, fondatore e direttore esecutivo di Emergency.

 

La progettazione di Emergency

Oltre all’attività medica di alta qualità, Emergency si occupa della progettazione e costruzione degli ospedali che gestisce e contribuisce al miglioramento dei sistemi sanitari nei paesi in cui opera, dove non esistono strutture sanitarie adeguate.

Come ricorda Roberto Crestan, project manager della building division di Emergency, «gli ospedali sono strutture complesse e richiedono un approccio multifunzionale per garantire la qualità finale della cura: un chirurgo non può svolgere un’adeguata attività operatoria senza elettricità, apparecchiature biomedicali, materiali sterili». Perciò oltre al laboratorio, a equipaggiamenti per le indagini strumentali, a reparti di fisioterapia e alla farmacia, sono fondamentali anche il funzionamento dei servizi igienico-sanitari e la logistica, che deve fornire materiali sterili, cibo e acqua. Ecco perché Emergency ha sviluppato un modello di lavoro che consente il completo funzionamento degli ospedali, occupandosi della progettazione, costruzione e manutenzione di tutta la struttura, oltre che della logistica dei trasporti, della gestione dei veicoli, degli alloggi per lo staff, delle lavanderie, delle cucine, fino alla manutenzione dei giardini.

Alla progettazione di un ospedale di Emergency partecipano le divisioni del field support department, che forniscono le linee guida e supporto in ambito medico, logistico, biomedicale, informatico, tecnico e di risorse umane. Le scelte per la costruzione di un nuovo ospedale vengono effettuate con gli addetti alla gestione quotidiana della struttura: i responsabili medici delle sale operatorie, della terapia intensiva, delle degenze, ecc. condividono con gli architetti e gli ingegneri le informazioni sui flussi di pazienti, lo staff e i materiali, gli addetti alla farmacia intervengono sulle questioni pratiche relative allo stoccaggio dei farmaci, ecc.

Intervengono anche studi di progettazione architettonica, strutturale e impiantistica esterni a Emergency, ma coordinati dalla building e technical division, che progetta, costruisce e manutiene le strutture e gli impianti che fanno funzionare gli ospedali: i progetti degli impianti devono infatti tenere conto delle risorse disponibili in loco per la loro successiva manutenzione.

Come per gli altri ospedali, la direzione del cantiere e dei lavori di costruzione del Children’s Surgical Hospital è stata gestita dalla building e technical division di Emergency, che ha affidato a imprese italiane la realizzazione di finiture e impianti e a un’impresa ugandese i lavori strutturali; nel cantiere hanno lavorato una cinquantina di tecnici e operai italiani e oltre 200 operai e tecnici ugandesi, i quali potranno dunque garantire in futuro una corretta manutenzione della struttura.

 

Gli altri protagonisti del progetto

Si può dire che l’ospedale di Entebbe sia stato il frutto di una progettazione partecipata. L’architettura d’avanguardia e la medicina d’eccellenza si sono fuse perfettamente in questo progetto, disegnato dal Renzo Piano Building Workshop (Rpbw), in collaborazione con la building division di Emergency e TAMassociati; oltre alla progettazione architettonica di Rpbw e TAMassociati, hanno partecipato lo studio Milan Ingegneria che si è occupato della progettazione strutturale e Zintek della fornitura dei materiali in zinco-titanio.

Nel 1981 Renzo Piano fonda lo studio di architettura internazionale Renzo Piano Building Workshop, con sedi a Parigi, Genova e New York; da allora ha realizzato oltre 140 progetti in Europa, Nord America, Australia e Asia.

TAMassociati si occupa di architettura sostenibile, urbanistica, progettazione paesaggistica, grafica e comunicazione sociale. Prima dell’ospedale di Entebbe, aveva già collaborato con Emergency nella progettazione di vari ospedali in zone critiche come Afghanistan, Centro Africa, Sudan e Iraq.

Milan Ingegneria svolge un’ampia attività di consulenza in vari campi: ingegneria civile e infrastrutturale, gestione dei progetti, progettazione strutturale, energetica, ambientale, infrastrutturale e geotecnica, controllo della qualità, direzione dei lavori, collaudi, coordinamento per la sicurezza. Si contraddistingue per l’utilizzo di tecniche costruttive innovative e il contenimento del consumo energetico grazie alla sperimentazione e al costante aggiornamento tecnologico.

Zintek realizza coperture, facciate e lattonerie in zinco-titanio zintek®. Lo stabilimento di Venezia Porto Marghera inizia a produrre negli anni ‘80 una nuova lega in zinco-rame-titanio chiamata zintek®. Nel 1997 diventa parte del gruppo Cordifin, che nel 2003 crea una filiera completa di tutte le fasi: fusione dello zinco, laminazione, produzione, commercializzazione e applicazione dello zintek® in architettura. Nasce così Zintek S.r.l., che offre consulenza progettuale e assistenza tecnica per l’applicazione del suo prodotto sia in nuove costruzioni sia in opere di restauro e di rigenerazione. Azienda certificata secondo le normative ISO 9001, ISO 14001, ISO 45001 e SA8000 (Certificazione etica), Zintek appone la marcatura CE sui propri prodotti e ha ottemperato a tutti i requisiti previsti dalle normative, incluso l’uso sostenibile delle risorse naturali: dalla mappatura dei crediti LEED®, alla certificazione FSC® fino alla valutazione del ciclo di vita del prodotto secondo il life cycle assessment.

L'ospedale di Emergency rappresenta un esempio innovativo di edilizia sostenibile ed etica, che sancisce il diritto di essere curati non soltanto in una struttura di qualità eccellente ed esteticamente bella, ma anche attenta al tema della sostenibilità, come attestano l'impianto fotovoltaico, la gestione dell'acqua e dei materiali e l'utilizzo delle terre di scavo per la costruzione delle mura, in perfetta sintonia con i principi dell'economia circolare.

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