Cambiamento climatico: il nuovo rapporto dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente

Non è la prima volta che Legambiente lancia l’allarme. Gli impatti del cambio climatico sul territorio italiano sono in crescita e si lasciano alle spalle numeri da record. L’alternarsi di forti alluvioni e lunghi periodi di siccità sembra essere la nuova normalità. È la fotografia del rapporto 2021 dell’Osservatorio CittàClima che mette in guardia sull’urgenza di invertire la rotta con interventi di governance territoriale.

Peggiora più rapidamente di quello che pensiamo. I numeri del cambio climatico in Italia continuano a crescere ma la cosa più preoccupante non è tanto questa lenta metamorfosi climatica quanto il fatto che non fa più notizia come una volta. Ecco appunto, questo è il segnale che qualcosa non sta andando nel verso giusto. La situazione generale che emerge dal nuovo rapporto 2021 dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente rivela che sono in aumento gli eventi estremi e sale il numero dei comuni colpiti: dal 2010 al 1° novembre 2021 sono stati registrati 1.118 eventi meteorologici estremi (+17,2% rispetto alla scorsa edizione del rapporto) che hanno interessato 625 comuni (95 in più rispetto allo scorso anno) portandosi via 261 vittime.

Dal rapporto emergono 14 aree del Paese più a rischio, le più colpite dagli impatti climatici: da Roma alla costa est siciliana, da Genova alla costa meridionale sarda, da Bari a Milano, Ancona, Napoli, Palermo.

Oltre a queste grandi aree urbane vanno aggiunti territori colpiti da eventi estremi ripetutamente e negli stessi luoghi. Zone come la costa romagnola e nord delle Marche, con 42 casi, della Sicilia orientale e della costa agrigentina con 38 e 37 eventi estremi. In queste ultime due aree sono stati numerosi i record registrati nel corso del 2021: a Siracusa l’11 agosto, si è raggiunto il record europeo di 48,8 °C, nel catanese e siracusano, in 48 ore, si è registrata una quantità di pioggia pari ad un terzo di quella annuale. 

Dall’ultimo monitoraggio della Coldiretti sugli effetti dell’eccessivo caldo estivo emerge che la siccità ha causato danni per oltre un miliardo di euro nelle campagne italiane, compromettendo i raccolti di frutteti e oliveti, impoverendo quelli di mais, soia, girasole e pomodoro, ma anche favorendo il diffondersi di insetti dannosi per le coltivazioni, come la cimice asiatica. Le forti precipitazioni e i violenti temporali hanno come conseguenza l'impossibilità per i terreni di assorbire l’acqua che cade violentemente e che quindi tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti. 

 

 

Gli impatti più rilevanti si sono registrati in 625 comuni italiani, 95 in più rispetto allo scorso anno (quasi +18%). Nello specifico si sono verificati 510 casi di allagamenti da piogge intense, 419 casi di stop alle infrastrutture da piogge intense con 83 giorni di stop a metropolitane e treni urbani, 308 eventi con danni causati da trombe d’aria, 139 gli eventi causati da esondazioni fluviali, 48 casi di danni provocati da prolungati periodi di siccità e temperature estreme, 41 casi di frane causate da piogge intense e 18 casi di danni al patrimonio storico. 

Nel Rapporto 2021 non manca anche un aggravamento del quadro degli impatti degli eventi climatici mappati e analizzati, includendo anche le grandinate estreme che colpiscono sempre più campagne e centri urbani. 

Colpita anche l’area metropolitana di Napoli, dove si sono verificati 31 eventi estremi, mentre, tra gli altri territori, ci sono il Ponente ligure e la provincia di Cuneo, con 28 casi in tutto, il Salento, con 18 eventi di cui 12 casi di danni da trombe d’aria, la costa nord Toscana (17 eventi), il nord della Sardegna (12) ed il sud dell’isola con 9 casi. Solo nel corso del 2021, si sono verificati 14 eventi di danni causati dalla grandine. 

Un approfondimento in particolare riguarda la resilienza delle reti elettriche e ferroviarie realizzato in collaborazione con Terna, e-distribuzione, Fs italiane. Dal 2010 ad oggi, a causa del maltempo, si sono registrati 83 giorni di stop a metropolitane e treni urbani e 89 giorni di disservizi estesi sulle reti elettriche dovuti al maltempo.

Per non parlare del rischio associato ai fenomeni costieri: secondo il geomorfologo Fabrizio Antonioli dell’ENEA, negli ultimi 200 anni il livello medio degli oceani è aumentato a ritmi più rapidi rispetto agli ultimi 3 mila anni, con un’accelerazione allarmante pari a 3,4 mm l’anno anno solo negli ultimi due decenni. L’aumento atteso del livello del mare entro il 2100 modificherà irreversibilmente la morfologia attuale del territorio italiano, con una previsione di allagamento fino a 5.500 km2 di pianura costiera, dove si concentra oltre la metà della popolazione italiana.

Fermiamoci qui.




 



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