Sempre più difficile e costoso estrarre petrolio

Pubblicato sulla rivista Biophysical Economics and Sustainability uno studio dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa mette in luce gli squilibri del complicato rapporto tra l’energia generata dalle risorse petrolifere e i costi economici e ambientali spesi per estrarla dal sottosuolo. Nel rapporto, che prende a riferimento il ventennio 1999-2018, sono state calcolate le emissioni di CO2 dichiarate nei Bilanci di Sostenibilità delle grandi società di idrocarburi. Il quadro generale lascia intendere che, nonostante le tecnologie siano evolute per rendere il lavoro meno complicato, non conviene più trivellare per estrarre il greggio. 

 

I combustibili fossili non solo sono dannosi perché rilasciano CO2 in fase di utilizzo, ma lo fanno anche durante il loro processo di estrazione, diventato sempre più complicato e costoso dovuto alla loro scarsità. Nonostante ciò, il mondo dipende ancora molto dalle fonti di carbonio, che soddisfano a oggi oltre l’80% della richiesta primaria di energia. E la tendenza non sembra destinata a invertirsi al momento,  anzi, pare che ce ne sia sempre più bisogno. Secondo le proiezioni della International Energy Agency infatti la produzione totale OCSE di petrolio greggio, Gas naturale liquefatto e materie prime di raffineria è aumentata del 4,6% a settembre 2021 rispetto a settembre 2020 e la produzione lorda di raffineria è aumentata del 6,6% su base annua.

Da uno studio sulla qualità energetica delle risorse petrolifere di Luciano Celi dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ipcf), emerge però la sempre maggiore difficoltà nel recupero di questi combustibili. I risultati pubblicati sulla rivista Biophysical Economics and Sustainability sottolineano il ruolo centrale in questa equazione di un indicatore chiamato Eroi, (Energy return on investment) che sta ad indicare la resa delle fonti energetiche, siano esse tradizionali, come il petrolio, o rinnovabili, come eolico e fotovoltaico. Questo indicatore è essenziale per capire quanto convenga produrre energia a partire dalla disponibilità di una determinata fonte energetica. 

 

«L’Eroi è un concetto piuttosto semplice e intuitivo – spiega Luciano Celi – Immaginiamo di dover cogliere delle mele da un albero, partendo da quelle a portata di mano: via via che queste si esauriscono, si comincia a saltellare o salire su una scala per prendere quelle più in alto. L’energia impiegata nel tempo per assolvere efficacemente lo stesso compito va aumentando, a parità di mele colte».

L’Eroi è il rapporto tra l’energia guadagnata (es: le mele) e l’energia impiegata per ottenerla. Nel caso dei pozzi petroliferi la prima diminuisce nel tempo, mentre la seconda aumenta, anche se a questo aumento si cerca di compensare attraverso le nuove tecnologie. «La tecnologia (che rappresenta la scala nell’esempio delle mele) – spiega Celi – ha aiutato e aiuta moltissimo nello sfruttamento delle risorse minerarie, ma non può fare miracoli».

Agli inizi della corsa al greggio bastava fare un buco e il petrolio zampillava fuori; adesso le piattaforme petrolifere sono in mare aperto e trivellano a diversi chilometri di profondità facendo sempre più fatica a trovare sacche di petrolio.

 

Lo studio prende in esame le trenta maggiori compagnie petrolifere, la cui quota complessiva di produzione di petrolio e gas oscilla, nel ventennio preso in esame (1999-2018), tra il 60 e il 65% del totale: i valori di Eroi trovati, sono in declino. L’Eroi del petrolio prodotto negli Stati Uniti negli anni ’30 del secolo scorso era di circa 100:1, bastava cioè l’equivalente energetico di un barile per estrarne 100. Il valore è declinato a 30:1 dal 1970 e poi, secondo altri studi, a 12:1 dal 2005. L’analisi effettuata, in continuità con questi ultimi valori, indica valori medi intorno agli 11 nella prima decade presa in esame, e 10 nel decennio a noi più vicino. I valori di Eroi sono significativi per gli specialisti, ma non dicono nulla al cittadino. Per questo si usa mettere in relazione questo indice con il valore di guadagno energetico netto Neg, Net Energy Gain, un valore percentuale che indica la resa energetica della fonte presa in esame. 

 

Più il valore dell’indice Eroi si avvicina allo zero e più diminuisce la resa della fonte energetica. Lo studio ha dimostrato che il valore medio è passato da 100 nel secolo scorso a 11 negli ultimi venti anni. Dal grafico si ha evidenza di come a breve non sarà più conveniente utilizzare combustibili fossili per l’eccessivo utilizzo di energia impiegata per la loro estrazione.

 

«I valori di Neg nel grafico, come si vede sono ancora sufficienti a garantire il buon funzionamento della società, ma se il valore di Eroi sull’asse X diminuisce ancora – andando verso destra – il Neg sull’asse Y comincia a decrescere in modo non lineare», conclude Celi. «Pur senza essere allarmisti, se da un lato non è facile fare a meno del petrolio sul breve termine, bisogna fare i conti con la sua sempre minore disponibilità».

Tuttavia, conoscere i valori dell’Eroi delle compagnie petrolifere è fondamentale per capire quanto tempo abbiamo per realizzare una transizione energetica verso le fonti rinnovabili.




 



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