Salone Mediterraneo della Responsabilità Sociale: racconti di sostenibilità

Al via la nona edizione del Salone Mediterraneo della Responsabilità Sociale in programma presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli dal 27 al 29 ottobre. Dal 2012 l’appuntamento promuove la responsabilità sociale di tutte le organizzazioni quale leva necessaria allo sviluppo sostenibile di imprese e territori nell’area mediterranea. In agenda 30 appuntamenti, oltre 150 relatori con partnership di primo piano tra istituzioni, atenei, aziende e associazioni. Tre giorni di convegni, tavole rotonde e incontri b2b, in presenza e in diretta streaming saranno l’occasione di collaborazione tra istituzioni, imprese e territorio per la crescita culturale, imprenditoriale e turistica del territorio.



Ideato e realizzato da Intramedia e promosso da Spazio alla Responsabilità, il Salone Csr Med è un grande tavolo di lavoro che ha l’obiettivo di agevolare il confronto tra profit e no profit, pubblico e privato, valorizzare e mettere a fattor comune iniziative e progetti, esperienze e risorse, dove saranno presentati i risultati delle azioni lanciate nella precedente edizione e le proiezioni per affrontare le sfide legate agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e le 6 Missioni del Pnrr. Una tra le finalità di questa nona edizione è invitare le imprese ad aderire a progetti di sostenibilità sociale già in corso d’opera mettendo in campo le proprie risorse economiche, relazionali e le competenze dei loro manager attraverso la formula del “volontariato d’impresa”.
La sfida della sostenibilità non rappresenta più un valore filantropico ma un impegno per il successo delle imprese. Fino a pochi anni fa non era così. Cosa è cambiato in questo tempo tanto da stravolgere radicalmente l’approccio delle imprese ai temi della sostenibilità?


The Bioneer incontra Raffaella Papa, presidente dell’associazione “Spazio alla Responsabilità” e anima del Csr Med

Tutto è cambiato all’indomani dello tsunami pandemico. Il Covid ha ribaltato l’ordine delle priorità mettendo in evidenza i limiti e le criticità dell’intero sistema economico-produttivo e del modo di concepirsi  una comunità. Si è capito il valore dell’ambiente in quanto potenziale fattore di accelerazione di eventi che minacciano l’esistenza stessa della vita sulla Terra. Le persone, prima ancora che le imprese, hanno appreso da questa lezione la fragilità dell’essere nel mondo, una fragilità che non guarda alle differenze culturali e socio-economiche ma che democratizza la catastrofe.

Da qui l’esigenza di rileggere le regole del mercato e di creare un fronte comune unito per condividere gli obiettivi per un mondo più sostenibile. Sono così tornati in auge i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 sottoscritti già nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu, obiettivi che prima erano solo appannaggio di un’élite culturale.

“All’inizio della pandemia pensai che tutti gli sforzi impiegati in questi anni per mettere la sostenibilità al centro delle strategie d’impresa si sarebbero vanificati perché la priorità in quel momento era l’emergenza sanitaria — commenta con The Bioneer  Raffaella Papa — Così durante il periodo di confinamento ho deciso di riordinare i pensieri che hanno poi dato vita a “Csr Gate”, un libro che guarda al ventennio 2010-2030 e ripercorre le tappe principali del mio personale impegno sui temi della Corporate Social Responsibility e Sostenibilità tracciando alcuni possibili trend per il prossimo decennio” spiega. 
Il libro raccoglie esperienze e casi aziendali per raccontare come le imprese possono trasformare le sfide per la sostenibilità in opportunità di crescita nell’era digitale e, ancor di più oggi, ai tempi del Covid. Vuole essere il punto di riferimento per intraprendere un viaggio, un salto verso una nuova dimensione spazio temporale dove la sostenibilità rappresenta la nuova stella polare.



Le tappe di un cambio culturale

Non è stato solo il Covid a innescare la miccia del cambiamento sostenibile. Da sempre il mercato finanziario ha saputo influenzare le scelte imprenditoriali attraverso regolamentazioni internazionali. Nel caso della sostenibilità la finanza ha saputo prima di altri anticipare i tempi per orientare prodotti, progetti e imprese verso il cambiamento. 

I grandi player dei capitali avevano già intuito che i progetti green e responsabili performavano meglio nel tempo perché meno rischiosi dal punto di vista finanziario.
Loro già sapevano che l’abbattimento dei rischi avrebbe garantito una crescita costante nelle prospettive di rendita. È stata questa la logica che ha supportato il cambio di paradigma dei mercati finanziari.
Al nuovo trend dettato dalla finanza verde hanno fatto eco le legislazioni internazionali che hanno imposto alle grandi società di redigere oltre ai bilanci di esercizio anche quelli di sostenibilità secondo i criteri Esg (environmental, social, governance). Parametri che in futuro si auspica dovranno essere adottati da tutte le società, non solo dalle quotate. 

Il bilancio di sostenibilità diventa oggi lo strumento di misura oggettivo dell’impatto aziendale. Attraverso l’introduzione nel controllo di gestione di specifici indicatori, l’impresa può misurare i propri impatti sulle persone e il pianeta e poi definire strategie di miglioramento, in base alle attese e agli interessi dei suoi azionisti, clienti, finanziatori ed altri stakeholder. Il bilancio fi sostenibilità  fornisce strumenti concreti per ridurre i rischi che possono minarne la continuità operativa e nel contempo necessari a massimizzare la produzione di valore aggiunto e dunque la redditività dell’impresa.


Non solo riciclo e rispetto per l'ambiente, la sostenibilità è molto altro 

Le imprese italiane risultano imbattibili se valutate secondo le logiche dell’economia circolare: essendo l’Italia un Paese da sempre povero di materie prime, le industrie hanno saputo efficientare i processi riducendo al minimo la quantità di scarto dando vita a manufatti che valgono di più utilizzando meno materia. Ma questo non basta a promuovere sul podio della sostenibilità le imprese italiane. Secondo Raffaella Papa c’è ancora tanta strada da fare sul piano della governance, un nodo cruciale che smaschera le lacune di un sistema dove è completamente assente un approccio manageriale al tema della sostenibilità nel suo insieme. Oltre al buon governo dell’impresa, in Italia le carenze riguardano la pianificazione di un sistema di valori sociali che metta al centro delle organizzazioni la persona, la sua cura e la sua formazione. “Non esiste ancora un approccio strategico e sistemico alla sostenibilità — spiega Raffaella Papa — perché si continua a morire sul lavoro e spesso le persone non sono valorizzate per le loro vere competenze”.

Questa mancanza di visione strategica dipende in gran misura dall’incapacità dell’impresa di relazionarsi in modo funzionale con gli stakeholder. La nuova frontiera è aprirsi al dialogo con i business partner e prenderne in carico le istanze. Una volta compiuto questo passaggio l’organizzazione comprenderà meglio dove si annidano i rischi, dove sono le opportunità, dove si nascondono i gap da colmare e le sinergie da attivare, sviluppando così le sue strategie in ottica di innovazione sostenibile.


Ma allora come si intraprende questo percorso di responsabilità sociale d’impresa? Quali sono i primi passi?

Il primo passo — chiarisce Raffaella Papa — è valorizzare quei traguardi di sostenibilità raggiunti magari inconsapevolmente, come gli investimenti in formazione, l’assunzione di giovani, la dimensione multiculturale, il sostegno ad iniziative per il territorio, le energie rinnovabili. È necessario che il management sappia valorizzare tutte le buone pratiche di sostenibilità all’interno di un percorso sistemico puntando agli obiettivi dell’Agenda 2030. 

“Tutte le grandi sfide iniziano con la visione di pochi. Che diventa giorno dopo giorno la realtà di tanti”.


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