Finanziamenti alla transizione energetica

La transizione energetica ed ecologica implica un massiccio programma di investimenti pubblici ma soprattutto privati e richiede un progresso tecnologico in grado di sostenere nuove filiere produttive verdi in un contesto di crescita elevata e di lungo periodo, con risvolti non indifferenti per l’intera economia. Il Green Deal costituisce una straordinaria opportunità di sviluppo per l’industria europea, a patto di definire una direzione strategica chiara per un piano di crescita a lungo termine, supportato da politiche industriali, sociali e ambientali che forniscano garanzie a investitori, comunità finanziaria, imprenditori e collettività.

 

I fondi europei

Per accelerare la transizione energetica e ridurre entro il 2030 le emissioni europee di gas serra di almeno il 55% rispetto al 1990, il Green Deal europeo ha previsto un massiccio piano che richiederà circa 350 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annuali, in parte pubblici ma in maggioranza risorse finanziarie e investimenti privati. La Banca europea per gli investimenti (Bei) ha allineato le sue attività agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, diventando la Banca europea per il clima e impegnandosi a sostenere 1.000 miliardi di euro di investimenti nel prossimo decennio.

Per quel che riguarda l’Italia, il presidente del gruppo tecnico Energia Aurelio Regina considera fondamentale l’incremento dei fondi destinati all’efficienza energetica e all’innovazione sostenibile nell’industria, nonché quelli riguardanti l’uso di idrogeno, anche perché la Commissione europea ha recentemente negato all’Italia i finanziamenti legati all’utilizzo di idrogeno blu, considerato non ecologico; a differenza dell’idrogeno verde, ricavato dall’acqua con un processo di elettrolisi ad alte temperature che non produce anidride carbonica, quello blu si estrae da fonti energetiche fossili attraverso il processo di pirolisi, che produce CO2 da catturare e stoccare nel sottosuolo o da trasformare in materia prima. In Italia il livello tecnologico delle soluzioni di cattura e sequestro di carbonio è abbastanza avanzato, a differenza delle altre tecnologie: dal momento che i fondi europei nell’ambito del Recovery Plan verranno destinati soltanto all’idrogeno generato da fonti rinnovabili, l’Italia si vede decurtare 2,4 miliardi di euro di finanziamenti. Il timore di Regina è che l’Italia corra il rischio di non riuscire a utilizzare i fondi previsti a causa della mancanza di tecnologie disponibili sul territorio nazionale. 

Se l’industria italiana riuscisse a soddisfare la domanda di nuove tecnologie previste dal Pniec, la crescita economica sarebbe enorme, con ovvie ricadute sull’occupazione: si stimano nei prossimi dieci anni fino a 5,7 milioni di nuovi lavoratori. Gli impatti economici e sociali portati dalla transizione sarebbero in grado di trasformare l’intero paese: perciò è fondamentale la creazione di filiere industriali che reggano un piano di crescita molto sostenuto.

 

 Il primo Green Bond italiano

Da quest’anno l’Italia, per la prima volta, entra nel mercato del debito sovrano relativo alla finanza sostenibile: il Ministero dell’economia e delle finanze ha infatti emesso il 3 marzo 2021 dei titoli di stato “verdi”, detti Green Bond o Btp Green (il cui acronimo sta per “Buoni del tesoro poliennali”, cioè titoli di debito di lungo periodo che il Ministero dell’economia e delle finanze emette per finanziare a debito le voci di spesa dello Stato). Non sono altro che obbligazioni “verdi” rilasciate dallo Stato italiano al fine di investire i proventi in settori a impatto ambientale positivo, per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi e quelli di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, perfettamente in linea anche con la logica seguita dal pacchetto NextGenerationEu, che prevede di dedicare una quota molto significativa ai progetti green. 

I titoli di Stato verdi daranno dunque ulteriore impulso al processo di transizione ecologica e saranno dedicati al finanziamento delle spese statali necessarie alla trasformazione in ottica sostenibile delle infrastrutture energetiche e di trasporto, del patrimonio edilizio e del settore industriale; le suddette spese rientreranno, secondo il Quadro di riferimento per le emissioni dei nuovi Btp Green, nei settori fonti rinnovabili elettriche e termiche, efficienza energetica, trasporti, prevenzione e controllo dell’inquinamento ed economia circolare, tutela dell’ambiente e della diversità biologica, ricerca. 

Questa prima fase di emissione dei Green Bond, che avranno scadenza il 30 aprile 2045, è destinata a investitori istituzionali come enti pubblici, banche, assicurazioni, fondi pensione e di investimento; a fronte di un rilascio di 8,5 miliardi di euro di obbligazioni verdi, la domanda ha superato gli 80 miliardi di euro, a dimostrazione del grandissimo interesse verso questo nuovo strumento di finanza sostenibile.

 

Un sentiero di crescita

Giovanni Tria, professore di economia politica dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata, ci ricorda le regole fondamentali di qualsiasi investimento, pubblico o privato: il suo rendimento deve essere maggiore del tasso di interesse che viene pagato sull’investimento. La pianificazione della transizione energetica deve essere dunque in grado di promuovere rendimenti positivi per gli investimenti privati, generando un tasso di crescita di medio-lungo periodo per l’intera economia: non conta soltanto l’effetto diretto di un investimento pubblico o privato ma il suo risultato sull’intera economia, che ne determinerà la sostenibilità complessiva. 

Il Recovery Plan deve essere dunque indirizzato ad accelerare la crescita complessiva dell’economia: il suo effetto maggiore, secondo il professor Tria, non deriverà direttamente dall’esecuzione degli investimenti e dai suoi effetti dal punto di vista della domanda e dell’offerta, o dal miglioramento della capacità produttiva, ma sarà la dimostrazione di un cambiamento qualitativo della capacità operativa del sistema italiano, che può rimettere in moto la fiducia e la credibilità, alla base dell’attività economica.

Questo si verificherà nel caso in cui la transizione sia accompagnata da un progresso tecnologico che modifichi la struttura produttiva con le opportune innovazioni: le conseguenti dinamiche di mercato implicheranno la trasformazione di alcune imprese, la chiusura di altre e la nascita di nuove che risponderanno a necessità inedite. 

La transizione energetica richiede un cambiamento più rapido rispetto alle consuete dinamiche di mercato, poiché accelera l’obsolescenza dei precedenti investimenti e delle tecnologie “non verdi”: la sostituzione di processi e capacità produttivi, beni e servizi comporterà dei costi ma anche efficienza, competitività e sostenibilità maggiori. I criteri Esg vanno proprio in questa direzione, poiché fanno leva sull’accettabilità dal punto di vista del mercato. 

Per funzionare, la transizione deve essere inserita in un contesto di crescita elevata, altrimenti l’impatto positivo della domanda di nuovi beni e tecnologie, con relativo incremento degli investimenti, si limiterà al breve periodo.

È proprio nel breve e medio periodo che si pongono i problemi gestionali dal punto di vista occupazionale e sociale: il mercato del lavoro richiederà nuove competenze tecnologiche e digitali, poiché la transizione energetica sarà accompagnata da una transizione digitale.

 

Iscrizione al Registro della Stampa presso il Tribunale di Napoli n. 7108/2021

Mail: info@thebioneer.it

Fax: 081-7445122

 
Rivista con Comitato di Lettura




About

The Bioneer è un progetto editoriale multicanale che favorisce la diffusione delle conoscenze volte a tutelare l'ambiente e promuovere il cambio di paradigma culturale ed energetico.

The Bioneer nasce in seno ad Anbea, Albo nazionale dei Bioneers dell'energia e dell'ambiente.




Direttore responsabile:

Luca Papperini
luca.papperini@anbea.org

Concessionaria pubblicità: Leonardo SRL
commerciale.leonardo@anbea.org


Caporedattrice:
Tatiana Arini

Progettazione web:
Luciano Fantini

Grafica:
Vittorio Bongiorno