Efficienza energetica, dalla diagnosi al risparmio

Ci sono diversi modi di abbattere la CO2, uno di questi è semplicemente consumare meno ottimizzando i processi energivori. Ma per parlare di efficienza energetica bisogna prima di tutto fare riferimento al contesto normativo e legislativo in cui si inserisce la pratica del risparmio. In questo scenario si impone la necessità di discussione sui temi di finanziamento e supporto tecnico in grado di abilitare un vero cambio di rotta nello sviluppo di politiche energetiche innovative.

Dato lo stato di pressione internazionale sugli obiettivi del Green Deal si fa sempre più urgente un dialogo con gli istituti finanziari pubblici e privati per garantire agli investitori la qualità delle azioni messe in campo per migliorare lo stato dell'arte, a partire proprio dall'efficienza energetica. Dal giugno 2020, nel quadro di una normativa che favorisce gli investimenti sostenibili, le banche hanno scavalcato di fatto la compagine politica diventando protagoniste operative nella lotta al cambiamento climatico e favorendo la vetta dell'olimpo green a quelle aziende che adottano politiche di sostenibilità certificate. In questo contesto il Green Deal non si presenta più come progetto ambientale, ma come strumento politico e finanziario innovativo. Ma partiamo dall'ABC: come avviare un progetto di abbattimento della CO2 attraverso il risparmio energetico.

 

Tutto inizia da una buona diagnosi

Il primo passo per iniziare un percorso di efficienza energetica e generare nuovo valore per stakeholder, clienti e risorse umane è una diagnosi dei processi di consumo. Si parte da lì per comprendere come la normativa in materia di diagnosi non sia da considerare un costo ma un investimento a lungo termine. Si tratta solo della punta del gigantesco iceberg chiamato sostenibilità.

La diagnosi energetica rappresenta un elemento di indagine strutturato e multidisciplinare che permette di offrire all'organizzazione intera uno strumento di gestione manageriale volto a sviluppare l'analisi dei dati, la capacità di indagine, la verifica della conformità e l'innovazione tecnologica. È una vera e propria procedura sistematica per un'adeguata conoscenza del profilo di consumo energetico che ha l'obiettivo di individuare e quantificare le opportunità di risparmio sotto il profilo dei costi e dei benefici. Spesso infatti da una diagnosi accurata è possibile misurare non solo lo spreco di energia ma razionalizzare interi cicli di business.

L'Enea consiglia di procedere alla diagnosi facendo riferimento a un protocollo preciso individuando indicatori energetici specifici. Per iniziare occorre tracciare una strategia di monitoraggio in cui si faccia riferimento a una finestra temporale durante la quale misurare i consumi. Per misurare occorre prima scegliere un'unità di misura e da qui tenere sotto controllo i valori energetici. Da questo screening si va generando una complessa mappatura dei flussi energetici in grado di individuare i consumi reali, gli sprechi e le opportunità di recupero.

L'analisi dell'efficienza energetica in azienda non può essere dissociata dallo studio della conformità legislativa che, per sua natura, potrebbe essere vincolata a sua volta da fattori specifici. Un classico esempio di vincolo legislativo è quello della crisi sanitaria, che ha determinato picchi o brusche cadute dei consumi energetici in relazione alle misure messe in marcia dai protocolli anti-covid.

 

L'efficienza energetica certificata dal Gri

Fare efficienza energetica non significa solo adeguarsi alla normativa imposta dal legislatore, quanto dare un passo in avanti verso l'obiettivo del bilancio di sostenibilità Gri. Il Global Reporting Initiative è un ente senza fini di lucro nato a Boston nel 1997 a seguito dello "scandalo Exxon" con l’obiettivo di definire gli standard di rendicontazione della performance sostenibile delle organizzazioni sotto il profilo economico, energetico e sociale, oggi riconosciuto in tutto il mondo come "standard internazionale per redigere rapporti di sostenibilità". Avallato dal piano 2030 delle Nazioni Unite, uno degli obiettivi del bilancio di sostenibilità in chiave energetica si propone di raddoppiare il tasso globale di miglioramento nell'efficienza dei consumi. Se un tempo si imponevano regolamentazioni meno ferree per salvaguardare l'operatività, oggi si vuole fare un passo in avanti e riconoscere nei parametri Gri una vera e propria leva economica.

Il Global Reporting Initiative detta a livello internazionale gli standard da soddisfare per raggiungere gli obiettivi dell'agenda 2030 - tra cui l'efficienza energetica - attraverso alcuni indicatori da monitorare, come l’intensità energetica, la riduzione del consumo e quella del fabbisogno. Un obbligo che rientra nell'attuale assetto normativo per alcune tipologie di organizzazioni (con fatturato maggiore di 40 milioni e più di 250 dipendenti) ma che è volontario per tutte le altre piccole e medie imprese che non soddisfano questi parametri.

 

Diagnosi energetiche nelle Pmi

Redigere un rapporto di sostenibilità senza l'obbligo di presentare una rendicontazione alle autorità è considerato oggi un gesto eroico, un valore senza eguali che quasi scollina il risultato economico dell'esercizio lasciando a bocca aperta azionisti, istituti di credito e clienti. In questo senso l'Italia è un tester unico nell'ambito dei paesi della Ue, un banco di prova dove la capacità di ripresa e resilienza si misurerà dalla volontà delle aziende di compromettersi seriamente con il patto di sostenibilità ambientale.

Ma se diamo un occhio al consumo energetico è difficile fare previsioni. Dai numeri di una survey dell'Enea sul Secondo ciclo di diagnosi energetica nelle Pmi emerge la fotografia di un tessuto imprenditoriale ancora super energivoro.

Le piccole e medie imprese rappresentano la quasi totalità del settore industriale italiano e bruciano quasi 530 mila gigawatt di energia in un anno, dato che supera di gran lunga la media europea delle Pmi. Il manifatturiero su tutti è il comparto che più energia assorbe. Dal rapporto dell'Enea condotto su più di 2500 imprese che hanno fornito diagnosi energetiche emerge che il 96% delle aziende energivore appartiene al manufacturing. Tra le cause di questa sovra richiesta energetica bisogna ricordare da una parte che le Pmi in Italia costituiscono il 99% delle imprese, dall'altra, che ancora non sviluppano strategie di risparmio energetico strutturate. Le cifre danno ragione a quelle imprese che hanno già messo in agenda progetti di efficientamento; a rivelarlo sono gli interventi eseguiti nello scorso quadriennio dall'Enea che hanno portato a un risparmio di 102 mila tonnellate equivalenti di petrolio all'anno.

Le aziende ad aver eseguito un vero monitoraggio dei consumi sono poco più di un migliaio sul campione preso in esame, no comment sul numero delle sopravvissute all'implementazione della normativa ISO50001, che rimane appannaggio di pochissime realtà industriali. Un'occasione sprecata per molte aziende che ancora registrano percentuali sui consumi nettamente maggiori. Vantaggi che sarebbero più chiari se si iniziasse a procedere con un audit energetico, come emerge dai dati della Banca europea degli investimenti, dai quali risulta che la probabilità di investire in misure di efficienza energetica aumenta di oltre il 150% se l'impresa ha già elaborato un audit.

 

Il piano incentivi

Eppure gli strumenti per invertire questa tendenza sarebbero a portata di mano: fino al 31 dicembre 2021 infatti il Ministero per lo sviluppo economico emanerà bandi pubblici per il finanziamento e l'implementazione di sistemi di energia conformi alla ISO50001. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza gli incentivi per stimolare progetti di efficienza energetica rivolti alle Pmi non mancano, come le detrazioni fiscali ecobonus, e il conto termico, volto a finanziare interventi in conto capitale. Si ricorda che la diagnosi energetica deve essere eseguita entro il 5 dicembre di ogni anno come riporta il Mise; per le aziende soggette all'obbligo è necessario trasmettere la diagnosi insieme con tutta la documentazione richiesta entro il 22 dicembre.

I vantaggi di un piano di efficientamento volto a ridurre i costi traghettano le aziende anche verso benefici di tipo non energetico che si rivelano per i decisori più importanti della riduzione stessa dei costi. La diagnosi energetica diventa quindi un vettore di cambiamento che apporta valore diminuendo i rischi, aumentando la qualità di processi e prodotti, offrendo in ultima analisi una nuova immagine aziendale.

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