Il rapporto GreenItaly 2021 di Symbola-Unioncamere

Eventi drammatici come le alte temperature registrate sulle coste del Pacifico nella British Columbia, le inondazioni devastanti in Germania e Belgio, l’ondata di calore che ha soffocato il sud Europa, pongono l’attenzione sui pericoli del presente legati al cambiamento climatico. Questo però non deve farci perdere di vista le opportunità che possono rilanciare il sistema paese, già avanti sui temi della sostenibilità e dell’economia circolare. I dati che emergono dall'undicesimo rapporto GreenItaly mostrano la fotografia di un Paese dove le imprese più competitive sono quelle che puntano su innovazione tecnologica e sostenibile. LEuropa ha scelto di puntare su coesione, transizione verde e digitale per rilanciare l’economia; lo ha fatto non solo per rispondere alle preoccupazioni della “generazione Greta” ma per una scelta strategica che riguarda il futuro dell’ambiente e dell’economia.

 

In Italia si usa meno materia per produrre manufatti a più alto valore

Symbola non smette mai di ripeterlo: «l’Italia è più forte di come si pensi». Nonostante il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani abbia in più occasioni ricordato le difficoltà da superare nella fase di passaggio a un’economia green, non percorrere questa strada, anche se in salita, «non significherebbe solo perdere la sfida climatica, ma anche quella economica» come ha sottolineato il presidente di Symbola, Ermete Realacci.

Il sistema produttivo italiano può contare sulla transizione ecologica come fattore di competitività perché l’investimento in sostenibilità sta diventando strategico per irrobustire e rendere più efficiente il sistema economico.

Secondo i dati proporzionati dall’Eurostat dell'undicesimo rapporto GreenItaly a cura di Symbola-Unioncamere sarebbero quattro gli assi strategici su cui si gioca la partita della transizione ecologica ed economica di un paese: le emissioni, l’utilizzo di materia, di energia e di rifiuti. Da questi dati si ha evidenza di come l’Italia si posizioni prima in Europa su tre di questi parametri presi a riferimento. Seconda solo sulle emissioni di CO2.

Le performance in termini di eco-efficienza sono da sempre alte, mettendo l’Italia al primo posto negli ultimi dieci anni, performance che hanno segnato nella storia recente un record proprio tra il 2008 e il 2011 — gli anni della crisi economica — in cui le imprese hanno reagito rendendo il sistema produttivo più efficiente, riducendo i consumi energetici e aumentando la valorizzazione delle materie. Essendo da sempre un paese povero di materie prime le industrie hanno saputo efficientare i processi riducendo al minimo la quantità di scarto. Questo significa che l’Italia è la più esperta in Europa a produrre manufatti che valgono di più utilizzando meno materia. Produciamo con meno materia prodotti che valgono molto di più.

 

Il primato “circolare” dellItalia

Il tasso di riciclo è un parametro distintivo che sottolinea uno dei caratteri peculiari del paese, cioè di come l’Italia sia stata capace nel tempo di aumentare la quantità di materia utilizzata dai rifiuti. Un primato che la porta ad essere la prima per tasso di circolarità in Europa. Dato già confermato anche dall’indagine I.T.A.L.I.A 2019 di Symbola dove si ha evidenza di come le imprese del paese sarebbero le protagoniste in Europa in tema di economia circolare. Con 307 tonnellate di materia prima per ogni milione di euro prodotto l’Italia si posiziona seconda dopo il Regno Unito. Stando ai dati proporzionati dalla ricerca, con il 76,9% l’Italia è il paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti, un dato che, se accoppiato al 18,5% di materia seconda sui consumi totali di materia ne fa il primo paese europeo per tasso di circolarità dell’economia.

Questo indicatore è particolarmente importante perché, a partire dalla riduzione della materia utilizzata ogni anno, le industrie sono state capaci di ridurre la quantità  di CO2 emessa pari a 63 milioni di tonnellate.

Dietro alla scalata di questi indicatori si cela un’importante capacità delle imprese di investire in innovazione. Negli ultimi cinque anni 432 mila imprese hanno fatto investimenti per migliorare processi e prodotti dal punto di vista ambientale. Questa quota è cresciuta anno su anno persino nel 2020, dove è stato registrato un aumento del 20% di imprese che hanno investito su innovazione sostenibile. Tra le imprese che hanno investito sulla sostenibilità, il 16% è riuscito ad aumentare il proprio fatturato, contro il 9% delle imprese non green. In questo scenario di impennata delle tecnologie green è la mobilità elettrica che ha segnato una crescita davvero esponenziale, passando dallo 0,1% del 2019 a un 39% stimato nel 2021. 

La mole di investimenti nelle tecnologie sostenibili è giustificata dal fatto che le strategie ambientali permettono di ridurre i costi totali, aumentare la produttività e l’efficienza dei processi produttivi per migliorare i prodotti e i servizi. Fattore chiave per mantenere la leadership sostenibile si sono dimostrate le nuove competenze green. Si spiega così perché, anche in un anno come il 2020, il 35% delle assunzioni abbia richiesto figure professionali con formazione sui temi energetici e ambientali, fattore chiave per traghettare sistemi produttivi e imprese verso il futuro sostenibile.

 

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