Il rivoluzionario trimarano per l’acquacoltura offshore

Al via il nuovo progetto Ocean Ark, una piattaforma mobile ideata per ospitare un nuovo concetto di piscicoltura oceanica. Il trimarano a basse emissioni  lungo 170 metri e largo 64  è in grado di ospitare piscine per l’allevamento dei pesci in mare aperto e va incontro alle esigenze di una catena di produzione alimentare sostenibile per soddisfare una crescente domanda globale di nutrizione. L’acquacoltura in mare aperto è una soluzione che aiuterà a supportare in futuro la domanda alimentare.

 

Il Registro Italiano Navale (RINA), una delle società di classificazione navale più importanti al mondo, ha annunciato l’approvazione tecnica per la costruzione di una nave per la piscicoltura offshore di nuova concezione. La nave è stata sviluppata come piattaforma mobile da Ocean Arks Tech del Cile, e progettata in modo da evitare alcuni dei rischi tipicamente connessi alla produzione di pesce in acquacoltura oceanica. 

«La nave Ocean Ark è ideata allo scopo di garantire un nuovo approccio alla piscicoltura ed è destinata a rivoluzionare il settore migliorando drasticamente la salute dei pesci, il comfort dell’equipaggio e l'immagine del settore», si legge in una nota del RINA pubblicata su WorkBoat.

Questa nuova piattaforma mobile di piscicoltura offrirà condizioni di allevamento più favorevoli e sostenibili potendo spostarsi in mare lontano da correnti di calore marine, fioriture di alghe e tempeste, i tre talloni d’Achille dell’acquacoltura. Secondo il RINA, Ocean Ark sarebbe in grado di ospitare allevamenti di pesci con carni contenenti proteine ​​di qualità superiore e aumentare la produzione di pesca mondiale senza per questo creare squilibri sugli stock ittici e sugli habitat costieri.

«La sostenibilità è un pilastro strategico fondamentale per RINA. In questa sfida non si tratta solo di ridurre le emissioni di carbonio», ha spiegato Patrizio Di Francesco, ingegnere marittimo principale del RINA per l’Europa nordoccidentale. «È necessaria anche una catena di produzione alimentare sostenibile per soddisfare una crescente domanda globale di nutrizione. Crediamo che l’acquacoltura in mare aperto sia una soluzione che aiuterà per il futuro».

L’intelligenza artificiale sarà chiave per il funzionamento del trimarano a basse emissioni, che può contare su tecnologie di nuova generazione come gabbie per pesci autopulenti in rame che favoriscono la salute e il benessere dei pesci. Il pacchetto tecnologico consente «la produzione di pesce più sano e di qualità superiore e a costi inferiori rispetto ai sistemi di acquacoltura offshore, terrestri e costieri ora disponibili», secondo il RINA.  

La Ocean Ark Tech del Cile (OATECH) lavora con e il suo alleato strategico, Ocean Sovereign, con sede nel Regno Unito, con l’obiettivo di contribuire a sfamare la crescente popolazione della terra in linea con la sfida per la sicurezza alimentare delle Nazioni Unite del 2050.

Il fondatore di OATECH Rodrigo Sanchez Raccaro ha vinto il premio nazionale per l’innovazione del Cile, l’Ibero-American Innovation Honour. I disegni di Raccaro hanno dato origine all’Arca dell’Oceano e hanno ispirato altri pionieri e pensatori del settore che ora formano il team dell’Arca.

Nei decenni precedenti si erano riposte grandi speranze nell’acquacoltura, si pensava avrebbe nutrito il mondo intero. Ma questi sogni sono stati infranti dai problemi associati agli allevamenti ittici. Problemi con l’accumulo di rifiuti, con i parassiti invasivi come i pidocchi dei pesci, che hanno infettato le specie marine autoctone, e con i traffici clandestini. Questi effetti collaterali della itticoltura hanno causato cambiamenti irreversibili nel DNA nelle specie marine autoctone, mentre l’accumulo di rifiuti prodotti dagli allevamenti intensivi di pesce finiva per depositarsi sotto le gabbie avvelenando le acque e uccidendo tutta la vita sul fondo del mare.  

«Ocean Ark è una nave insolita. - conclude Patrizio Di Francesco - Rappresenta un approccio innovativo alla pesca sostenibile e contribuisce a garantire la sicurezza e la sovranità alimentare: potrebbe rivoluzionare la piscicoltura nel futuro».





 

 

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