Il dissociatore molecolare, la tecnologia divora rifiuto

La dissociazione molecolare è una tecnologia di smaltimento rifiuti ormai nota ma da sempre sottovalutata. Potrebbe rivelarsi l’arma vincente per mettere fine al problema dei residui difficilmente riciclabili ma fino a oggi in Italia ha fatto un buco nell’acqua.


È una tecnologia molto promettente, che trasforma in gas tutto ciò che è a base carbonica. Una macchina che divora letteralmente rifiuti di tutti i generi: solidi urbani indifferenziati, sfusi, macinati, balle, materiali su pallet. Rifiuti di ogni natura: organici, biomasse, carta, pneumatici e plastica, rifiuti industriali, agricoli, ospedalieri, scarti di macellazione. Tal quale senza alcun pretrattamento. 
Lo sviluppo di processi in tale direzione nasce dall’esigenza di coniugare una produzione energetica più sostenibile con la necessità di una gestione dei rifiuti più efficiente. Dal processo di dissociazione molecolare a basse temperature la biomassa si converte in carbone, mentre dal processo ad alta temperatura si favorisce la trasformazione in gas.
Il trattamento dei rifiuti nel dissociatore molecolare, non producendo fiamma, ma carbonizzando, estrae del gas, che poi può essere bruciato in un motore endotermico per produrre energia.
Il vantaggio rispetto a un inceneritore è che la dissociazione molecolare avviene in ambiente sigillato e quindi senza emissioni in atmosfera. Il reattore non dissipa nell’ambiente tossine lavorando ad altissime temperature che riescono a sterilizzare l’aria dai virus.

La valorizzazione dei rifiuti come materia di base per produrre combustibili di maggiore qualità o pregio consente di risalire i gradini della “piramide dell’ecosostenibilità”. Infatti la spinta verso un’economia energetica basata sulla conversione dei rifiuti in combustibili come metano, idrocarburi leggeri, oli e idrogeno è legata alla possibilità di realizzare una combustione più pulita ed efficiente.
Per alimentare il reattore del dissociatore molecolare e dare avvio alla trasformazione dei rifiuti si possono utilizzare diverse biomasse come legno/segatura, riso, grano, trinciato di mais, scarti della digestione anaerobica (digestato), nonché è allo studio l’utilizzo di fanghi di depurazione essiccati, scarti della lavorazione della nocciola, dell’industria casearia e cartiera.

Alla fine del processo, si genera oltre alla produzione di energia, anche il Biochar, un materiale richiesto in mille impieghi, ricco in carbonio, dall’aspetto scuro come il carbone proprio perché ottenuto dalla decomposizione termica della materia organica. Il Biochar è un composto preziosissimo utilizzato in svariate attività: per migliorare la fertilità dei terreni, valorizzare gli scarti agricoli e i sottoprodotti, stoccare carbonio nel suolo, aumentare la ritenzione idrica, ridurre l’acidità del suolo. È di aiuto alla fissazione dell’azoto in agricoltura per facilitare la crescita delle piante e nella realizzazione di substrati coltivabili. Un tuttofare.
Grazie agli avanzamenti tecnologici degli ultimi anni il dissociatore molecolare può essere la risposta al problema dello smaltimento dei residui solidi che, soprattutto al centro-sud è diventato allarmante dopo che negli ultimi trent’anni non è intervenuta nessuna innovazione di processo nella raccolta indifferenziata dei rifiuti e nel loro stoccaggio.

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