Italia: leader nel malgoverno delle rinnovabili

L’talia nella linea di tiro dell’industria eolica europea dopo il flop dell'asta dell’energia verde. Il Paese rischia ora di perdere il treno delle rinnovabili e con esso tutto il bastimento. Il monito, in una nota stampa, è di Giles Dickson, CEO di WindEurope, che afferma: «L’Italia è il primo esempio in Europa di come una cattiva governance sui permessi porti a un basso accumulo di energie rinnovabili. Né l’obiettivo dell’UE sulle rinnovabili per il 2030 né gli obiettivi nazionali dell’Italia per l’energia eolica contano se non ci sono abbastanza progetti autorizzati che possono partecipare alle aste».

 

 

La strigliata arriva all’indomani dei risultati dell’ultima asta sulle rinnovabili. Ancora una volta, la mancanza di progetti con relative autorizzazioni ha portato a un’asta sottoscritta. Erano in offerta 3.300 MW, inclusa la capacità non assegnata risalente a precedenti aste già sottoscritte, ma sono stati assegnati solo 975 MW per progetti su scala industriale, di cui 392 MW di eolico onshore. L’arretrato di capacità rinnovabile non assegnata in Italia continua ad accumularsi.

«L’ultima asta sottoscritta – spiega Giles Dickson, CEO di WindEurope – mostra ancora una volta che l’Italia ha urgente bisogno di sistemare le sue modalità di autorizzazione. Nessun altro Paese europeo ha più problemi dell’Italia nell'autorizzazione di nuovi parchi eolici», afferma. 

Nel Piano nazionale per l’energia e il clima (Pniec) il governo si è impegnato a installare 19,3 GW di energia eolica entro il 2030, la maggior parte onshore. Ciò richiede di costruire circa 1 GW all’anno di nuovi parchi eolici entro il 2030: mantenendo il ritmo attuale si tratta di una “mission (quasi) impossible”.

Ironicamente il nuovo obiettivo dell’UE in materia di energie rinnovabili – che prevede di raggiungere il 40% dell'energia totale da fonti pulite entro il 2030 – richiederà all’Italia di costruirne anche di più, questa sì che sarebbe un’impresa infattibile.

A tal proposito non sono incoraggianti le parole spese dal CEO di WindEurope, che prosegue: «Al ritmo attuale, l’Italia non sta costruendo abbastanza nuovi parchi eolici per soddisfare gli impegni europei in materia di energia e clima. – afferma Giles Dickson –.  Dopo un’altra asta sottoscritta, l’arretrato di capacità di energia eolica non aggiudicata continua ad accumularsi».

Il problema principale è la situazione dei permessi. È estremamente difficile ottenere l’approvazione delle autorità pubbliche per costruire nuove energie rinnovabili. Una quantità impressionante di progetti è attualmente bloccata in procedure burocratiche.  Ottenere un permesso per un parco eolico onshore ora richiede in media cinque anni a causa di colli di bottiglia strutturali. La direttiva dell’UE sulle energie rinnovabili richiede agli Stati membri di concedere autorizzazioni per nuovi progetti di energia eolica entro due anni. Per i progetti di repowering questo non dovrebbe richiedere più di un anno.

 

 

I permessi non sono un problema solo in Italia. Molti Stati membri dell’UE stanno lottando per rispettare le scadenze indicate nella direttiva sulle energie rinnovabili.  Ciò mette in evidenza l’importanza delle linee guida autorizzative che la Commissione europea presenterà quest’estate. Importanti riforme strutturali delle procedure di autorizzazione richieste in quasi tutti i paesi includono più personale nelle autorità di autorizzazione, un chiarimento delle responsabilità tra le diverse autorità, procedure di autorizzazione più digitali e un miglioramento generale della pianificazione territoriale.

Con i rapidi miglioramenti nella tecnologia degli aerogeneratori, è anche essenziale che le procedure di autorizzazione garantiscano agli sviluppatori flessibilità nelle soluzioni da installare. Poiché le procedure richiedono cinque anni o più, la tecnologia menzionata nella domanda di autorizzazione originale è spesso obsoleta, e così capita che a volte i fornitori di tecnologia green potrebbero già non produrre più i modelli di turbine scelti nel bando. Gli sviluppatori dovrebbero essere autorizzati a definire una serie di parametri tecnologici nella loro domanda di autorizzazione, dando loro la flessibilità di implementare la tecnologia all’avanguardia e massimizzare l’efficienza.

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