Energia a prezzi da capogiro: istruzioni per l’uso

Ridurre lo spreco di energia elettrica può rappresentare per l’impresa una leva economica e ambientale importante. Soprattutto in questo periodo, con i prezzi della fornitura alle stelle, fare efficienza energetica si dimostra la chiave per abilitare un modello di business più razionale e preservare al tempo stesso la funzionalità e la longevità delle installazioni elettriche.
Il webinar organizzato dal Made — il competence center a supporto delle imprese manifatturiere dell’Industria 4.0 — sulle “Soluzioni di risparmio energetico e sulla transizione ecologica e digitale” è stato l’occasione per presentare i benefici dell’implementazione di sistemi per il risparmio energetico come step numero uno per intervenire sulle variabili di consumo elettrico.

 


L’oro di domani

L’impennata dei costi dell’energia in tutta Europa ha riacceso il dibattito sulle modalità in cui le imprese saranno in grado di efficientare i propri consumi per rimanere competitive e ridurre le emissioni di CO2. In questo scenario può il processo di transizione ecologica aver determinato un impatto sul prezzo dell’energia? E se lo ha avuto, cosa ci aspetta nel futuro? 
A questi interrogativi ha cercato di rispondere Andrea Tilche, professore di ingegneria ambientale presso la National Technical University di Trondheim (Norvegia), e membro della segreteria tecnica del Ministero della transizione ecologica.
Nelle ultime settimane il prezzo del gas ha registrato un aumento dovuto a diversi fattori, primo fra tutti una domanda crescente di energia nei paesi asiatici durante la ripresa post-Covid.
Allo stesso tempo Gazprom, il gigante russo che apre i rubinetti di gas a mezzo mondo, ha lasciato a secco molti paesi in Europa che avevano richiesto durante l’estate di rabboccare gli stoccaggi. Al momento di accendere i riscaldamenti diversi Paesi si sono trovati a corto di riserve anche per un altro motivo: la migrazione delle forniture di gas naturale liquefatto dal Qatar, che ha finito per favorire l’esportazione verso i Paesi asiatici disposti a pagare meglio di quelli europei.

 


Ma la questione non finisce qui. Perché in questa bagarre entrano in gioco anche fattori di equilibrio geopolitico tra Russia e Ucraina. Si può infatti attribuire il rifiuto di Gazprom di rifornire gli stoccaggi alla mossa di aumentare la pressione sull’Unione europea per l’approvazione del “North Stream 2”, il nuovo progetto di pipeline che trasferisce gas dalla Russia all’Europa bypassando di fatto il territorio ucraino. Un progetto su cui gli Stati Uniti stanno spendendo azioni diplomatiche di contrasto.
Russia e Qatar non sono le uniche riserve di gas su cui l’Europa può contare. Storicamente anche Norvegia e Olanda hanno rappresentato punti di rifornimento alternativi con riserve gassifere importanti, una di queste situata a Groningen. Da tempo però il continuo cambio di pressione dovuto ad attività di prelievo dal sito olandese ha iniziato a generare piccoli terremoti nelle zone circostanti che hanno creato danni alle infrastrutture. La situazione è diventata così critica che le forniture di gas della riserva di Groningen sono state ridotte del 75%.

Come se tutto ciò non bastasse a incrementare il prezzo del gas in Europa si aggiungono le preoccupazioni della Russia impegnata oggi a intercettare il mercato cinese per creare un’alternativa a quello attuale che nel 2050 sarà destinato a scomparire a seguito degli impegni dell’Unione europea in materia di decarbonizzazione.
Il prezzo del gas è estremamente volatile; nelle scorse settimane ha toccato picchi di oltre 50 euro/MWh, quando all’inizio del 2021 costava poco più di 20 euro. Stessa sorte per il costo dell’energia elettrica, passata dai 60 euro/MWh di inizio anno a oltre i 120. Nello scenario energetico attuale molte industrie hanno preferito tornare all’utilizzo del carbone pagando le rispettive “quote di emissione” a 65 euro la tonnellata per evitare i sovrapprezzi e la volatilità del mercato energetico. 

Ma allora è la transizione ecologica la causa di queste turbolenze? Secondo il professor Tilche no, al contrario, la transizione ecologica dovrebbe stabilizzare la volatilità dei costi all’ingrosso. 
Le fluttuazioni nei prezzi di gas ed elettricità sarebbero dovute alla complessità di fattori che vedono l’Italia e il resto d’Europa vincolate a modelli di consumo ancora troppo dipendenti da una concezione monopolista delle fonti fossili. Se riuscissimo a puntare di più sulle rinnovabili l’Italia potrebbe risparmiare costi operativi nell’ordine di una cinquantina di miliardi all’anno. Creando un mercato di energie rinnovabili solido si andrebbe a rimpiazzare il vecchio modello energetico dirottando quei miliardi in nuovi progetti e nella creazione di nuovi posti di lavoro. Nel giro di 10 anni le proiezioni sulla sostituzione delle fonti fossili porteranno a una sostanziale diminuzione dei costi in bolletta.


La via per risparmiare

Stando cosí le cose, quali sono oggi le tecnologie disponibili per risparmiare sui costi dell’energia? Esistono soluzioni che è possibile implementare con facilità e che consentono di ridurre lo spreco di energia ottimizzando le sovratensioni normalmente presenti nella rete elettrica.
«Se una volta risparmiare sui costi dell’elettricità era un modo per aumentare i margini, ora è una vera  e propria necessità — commenta Filippo Borea, amministratore delegato di Icopower — La necessità è ridurre l’approvvigionamento di energia dalla rete per risparmiare e al tempo stesso emettere meno CO2».
Rispetto alle altre soluzioni per il risparmio energetico (relamping, cogenerazione, solare fotovoltaico) l’ottimizzazione del voltaggio si sta imponendo sul mercato perché garantisce in tempi molto rapidi il rientro degli investimenti e la realizzazione del progetto di riduzione dei consumi. Grazie alle macchine Icopower è possibile intervenire eliminando quegli sprechi di energia dovuti alle sovratensioni, ossia quei picchi di energia che superano la tensione nominale della rete, calcolata in circa 400 volt. «Solitamente la rete immette tensioni superiori a 400 volt perché non nasce con il fine di alimentare uno solo ma più utenti contemporaneamente — spiega Nicolas Tringali, presidente di Icopower — Se tutti gli utenti richiedono la potenza contrattualizzata la rete deve poter soddisfare l’esigenza di potenza di ogni utente».

In questo modo però è costretta a erogare un voltaggio più alto creando un’eccedenza energetica che viene solitamente dissipata e trasformata in calore (effetto Joule); questo aumento di tensione è a tutti gli effetti uno spreco perché si tratta di energia pagata dal consumatore ma realmente non utilizzata.
«Il vantaggio che offre la tecnologia Icopower è reincorporare nella rete elettrica questa energia che altrimenti sarebbe stata dissipata sotto forma di calore. Ideata sulla base di un principio elettrotecnico, questa tecnologia è progettata per il recupero delle perdite energetiche della rete» aggiunge Tringali.


Il risparmio sugli sprechi è da subito misurabile e in media è del 7/8%, con punte registrate del 15%. Il sistema di monitoraggio avviene tramite una piattaforma cloud di IBM sviluppata per condividere in tempo reale i dati ed elaborare queste informazioni per offrire alle imprese uno strumento in grado di visualizzare i risparmi tradotti in kilowattora, euro e CO2. 
L’eliminazione delle sovratensioni non solo aiuta a risparmiare in bolletta ma al tempo stesso allunga il ciclo di vita medio delle apparecchiature con la riduzione dei fenomeni elettrici potenzialmente pericolosi.
L’installazione delle macchine Icopower non richiede interruzioni di attività se non nel momento stesso dell’allacciamento alla rete.
Grazie ai vantaggi fiscali riconosciuti dal Ministero dello sviluppo economico per l’implementazione delle tecnologie dell’industria 4.0 le soluzioni Icopower possono beneficiare delle agevolazioni della “Nuova Sabatini” e del “Credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno”.



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