World Energy Outlook 2021, rotta su COP26

Nonostante nel 2020 le economie si siano piegate sotto il peso del Covid, le fonti di energia rinnovabile come l’eolico e il solare fotovoltaico hanno continuato a crescere rapidamente e i veicoli elettrici hanno stabilito nuovi record di vendita. Lo scenario al quale dobbiamo prepararci è quello di una nuova economia energetica sempre più elettrificata, efficiente, interconnessa e pulita. In vista della COP26 di Glasgow, che si terrà dal 31 ottobre al 12 novembre, la International Energy Agency propone ai decisori politici la sua roadmap per un futuro decarbonizzato nel 2050.



La rapida ma irregolare ripresa economica dalla recessione indotta dal Covid sta mettendo a dura prova parti del sistema energetico, innescando forti aumenti dei prezzi nei mercati del gas naturale, del carbone e dell’elettricità. Nonostante tutti i progressi compiuti dalle rinnovabili e dalla mobilità elettrica, il 2021 sta registrando un incremento nell’uso di carbone e petrolio, motivo per cui si sta anche assistendo al secondo aumento annuo delle emissioni di CO2. 
Le manovre finanziarie destinate all’energia sostenibile varate nei pacchetti di ripresa economica hanno mobilitato solo un terzo degli investimenti necessari per supportare il sistema energetico delle economie in via di sviluppo mentre i progressi verso l’accesso universale all’energia sono in stallo, soprattutto nell’Africa subsahariana.
La direzione di marcia è ben lontana dall’allineamento con le proiezioni di scenario della International Energy Agency — enunciate nella ricerca Net Zero Emissions by 2050 del maggio 2021 — che tracciano una tabella di marcia stretta ma realizzabile per stabilizzare a +1,5 °C l’aumento delle temperature globali e il raggiungimento di altri obiettivi di sviluppo sostenibile legati all’energia.


Sta emergendo una nuova economia energetica globale, ma la trasformazione ha ancora molta strada da fare

Il settore energetico è responsabile di quasi tre quarti delle emissioni di CO2, cui a loro volta è imputabile un aumento delle temperature medie globali di 1,1°C in più rispetto all’era preindustriale, con impatti visibili su condizioni meteorologiche e climatiche diventate estreme. Allo stesso tempo, l’energia è inseparabile dai mezzi di sussistenza e dalle aspirazioni di una popolazione globale che è destinata a crescere di circa 2 miliardi di persone fino al 2050. Si prevede che, se per un verso l’aumento dei redditi stimolerà la domanda di servizi energetici, al contempo molte economie saranno obbligate a ripensare i loro modelli di urbanizzazione e industrializzazione ad alta intensità di energia ed emissioni. 


In un momento cruciale per l’energia e il clima, il WEO-2021 fornisce una guida essenziale per la COP26

In vista della COP26, molti paesi hanno messo sul tavolo nuovi impegni, dettagliando il loro contributo allo sforzo globale per raggiungere gli obiettivi climatici; più di 50 Paesi, così come l’intera Unione europea, si sono impegnati a raggiungere gli obiettivi di emissioni nette zero. Se questi obiettivi verranno raggiunti in tempo e per intero, inizieremo a notare una flessione della curva delle emissioni globali. 
Quale sarà lo scenario? Fino al 2030 le fonti di produzione di energia a basse emissioni rappresenteranno la stragrande maggioranza di quelle utilizzate; a queste si affiancheranno le tecnologie rinnovabili, per lo più solare fotovoltaico ed eolico, che arriveranno a generare una quota di produzione pari a 500 gigawatt entro il 2030. 
Considerato questo sviluppo delle rinnovabili, si prevede che il consumo di carbone diminuirà del 20% rispetto ad oggi. La rapida crescita delle vendite di veicoli elettrici e i continui miglioramenti nell’efficienza del carburante porteranno a un picco della domanda di petrolio intorno al 2025. Questi guadagni in efficienza e performance aiuteranno a stabilizzare la domanda globale di energia dopo il 2030.
Il successo nel perseguimento di tutti gli impegni annunciati per il raggiungimento della decarbonizzazione farà in modo che le emissioni globali di CO2 legate all’energia diminuiranno del 40% al 2050. 

Le previsioni stimano un raddoppio degli investimenti e dei finanziamenti in energia pulita nel prossimo decennio, ma questa accelerazione non sarà sufficiente per superare l’inerzia del sistema energetico odierno. Stando così le cose, nel periodo cruciale da qui al 2030, i provvedimenti già avviati con le politiche di riduzione e transizione ecologica non saranno sufficienti a raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Una delle ragioni principali di questa carenza è che gli impegni climatici a livello internazionale, come si evince dalle previsioni, rivelano forti divergenze tra i Paesi nelle velocità delle transizioni energetiche.

Accanto alle sue realizzazioni, questo scenario contiene anche i semi di nuove divisioni e tensioni nei settori del commercio di beni ad alta intensità energetica, ad esempio, o degli investimenti e della finanza internazionale. Transizioni energetiche di successo, ordinate e di ampio respiro dipendono dalla ricerca di modi per ridurre gli attriti nel sistema internazionale. Tutti i paesi dovranno fare di più per allineare e rafforzare i loro obiettivi per il 2030 e rendere questa transizione globale collaborativa e inclusiva, di modo che nessuno sia lasciato indietro.



Quattro strategie per abbattere la CO2 

Il World Energy Outlook 2021 mette in evidenza quattro misure chiave da implementare nei prossimi dieci anni volte a sostenere ulteriori riduzioni delle emissioni dopo il 2030. 

Al primo posto un’enorme spinta per l’elettrificazione pulita, che richiede un raddoppio del dispiegamento del solare fotovoltaico e dell’eolico, compreso l’uso dell’energia di fusione nucleare. Ciò comporta un enorme sviluppo di infrastrutture elettriche di ampia flessibilità; una rapida eliminazione del carbone e una spinta verso l’uso di elettricità per i trasporti e il riscaldamento. Quasi tutto sarà elettrificato. L’accelerazione della decarbonizzazione del comparto elettrico è la leva più importante a disposizione dei decisori politici. Con una migliore progettazione del mercato dell’energia, congiuntamente ad altre condizioni abilitanti, come i bassi costi dell’eolico e del solare fotovoltaico, la metà delle riduzioni delle emissioni potrebbe essere ottenuta senza alcun costo.

In secondo luogo sarà necessaria un’attenzione incessante sull’efficienza energetica, insieme a misure per mitigare la domanda di servizi energetici attraverso l’efficienza dei materiali e il cambio di paradigma comportamentale dei consumatori. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazionela domanda energetica dell’economia globale dovrà poter diminuire di oltre il 4% all’anno tra il 2020 e il 2030, a una velocità più che doppia rispetto al decennio precedente. L’International Energy Agency stima che quasi l’80% dei guadagni in efficienza energetica previsti nello scenario del “saldo zero” si tradurranno in risparmi per i consumatori finali.

La terza misura chiave sarà ridurre le emissioni di metano. La riduzione delle emissioni di metano si rivela un’opzione imprescindibile per limitare il riscaldamento globale a breve termine. Se l’abbandono del metano non sarà affrontato in modo sufficientemente rapido o efficace, gli sforzi concertati dei governi e dell’industria non saranno sufficienti a garantire i tagli alle emissioni.

Con la quarta misura si pretende dare impulso all’innovazione nell’energia pulita. Questa è un’altra lacuna cruciale da colmare nel decennio 2020-2030. Sono già disponibili tutte le tecnologie necessarie per ottenere riduzioni profonde delle emissioni, ma quasi la metà di questo duro lavoro da qui al 2050 sarà affidato a tecnologie che oggi sono in fase prototipale. Tecnologie che si riveleranno particolarmente importanti per abbattere le emissioni nei settori siderurgico, edilizio, e in altri ad alta intensità energetica, come il trasporto su lunga distanza. Gli impegni annunciati fino ad ora non sono all’altezza dei principali traguardi previsti nello scenario 2050 per l’implementazione di combustibili a base di idrogeno e altri a basse emissioni di carbonio, nonché per la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio.


Senza una finanza verde sarà difficile realizzare il cambio

Contenere l’innalzamento della temperatura a 1,5 °C richiede un aumento degli investimenti annuali in progetti e infrastrutture per l’energia pulita di quasi 4 mila miliardi di dollari entro il 2030. Circa il 70% di questa quota andrà investita nelle economie in via di sviluppo, come sta già accadendo in India, che ha finanziato progetti di energia pulita abilitando una rapida espansione del solare fotovoltaico nel perseguimento del suo obiettivo di 450 GW di energia rinnovabile entro il 2030.  Un catalizzatore internazionale è essenziale per accelerare i flussi di capitale a sostegno delle transizioni energetiche e consentire alle economie in via di sviluppo di tracciare un nuovo percorso a basse emissioni. Fino a ora sembra che la maggior parte degli investimenti energetici legati alla transizione dovrà essere effettuata da privati, consumatori e finanziatori che rispondano ai segnali di mercato e alle politiche stabilite dai governi. Accanto alle necessarie riforme politiche e normative, le istituzioni finanziarie pubbliche – guidate dalle banche internazionali – svolgono un ruolo cruciale per portare avanti gli investimenti in aree in cui gli attori privati ​​non vedono ancora il giusto equilibrio tra rischio e ritorno sull’investimento.

In questo scenario, un importante ruolo per accelerare la diffusione dell’energia pulita nelle economie in via di sviluppo lo giocherà la finanza internazionale attraverso l’impegno a sostituire la domanda di carbone con le tecnologie rinnovabili o a basse emissioni.
L’annuncio della Cina di uscire di scena dal business delle centrali a carbone in tutto il mondo è potenzialmente molto significativo: una decisione che potrebbe portare alla cancellazione di 190 GW di progetti a carbone garantendo il risparmio di circa 20 gigatonnellate di emissioni di CO2 se questi impianti venissero sostituiti con impianti di produzione a basse emissioni, una quantità paragonabile al risparmio totale di emissioni dell’Unione europea per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.


Percorsi di transizione nell’era post “oil & gas”

Sarà indispensabile offrire sostegno a coloro che inevitabilmente perderanno il lavoro nei settori in declino. La gestione dell’eliminazione graduale del carbone dipende da un impegno precoce e duraturo da parte dei governi e delle istituzioni finanziarie per mitigare gli impatti sui lavoratori e sulle comunità colpite e per consentire la bonifica e il riutilizzo delle terre.  
Le transizioni energetiche creeranno migrazioni di massa perché consentiranno la creazione di 14 milioni di nuovi posti di lavoro, ma non negli stessi luoghi in cui andranno perduti. Saranno necessarie nuove abilità e nuove competenze per poter ricollocare almeno 5 milioni di persone operanti nel settore dei carburanti fossili. I governi dovranno gestire con attenzione gli impatti, cercando percorsi di transizione che massimizzino le opportunità per un lavoro dignitoso, di alta qualità, e affinché i lavoratori possano utilizzare le loro competenze già acquisite.
Competenze che saranno necessarie nell’elettrico e nelle rinnovabili che si prevede raggiungeranno il 40-70% della quota di energia elettrica prodotta entro il 2050 (e anche superiore in alcune regioni), rispetto a una media di poco inferiore al 10% oggi.  La roadmap disegna un futuro nel 2050 dove si conteranno circa 240 milioni di impianti solari fotovoltaici sui tetti e 1,6 miliardi di auto elettriche.
Un tale sistema dovrà funzionare in modo molto flessibile: il suo buon funzionamento sarà reso possibile da una modernizzazione delle infrastrutture, da reti robuste, e da accumulatori e fonti di elettricità a basse emissioni (come energia idroelettrica, geotermica e bioenergia, nonché impianti alimentati a idrogeno e ammoniaca). Questo tipo di sistema richiederà anche tecnologie digitali in grado di supportare la domanda e gestire in modo sicuro flussi multidirezionali di dati ed energia.


Le terre rare e le vulnerabilità del sistema

Prezzi più alti o più volatili per minerali critici come litio, cobalto, nichel, rame e terre rare potrebbero rallentare il progresso globale verso un futuro ad energia pulita o renderlo più costoso. I rialzi dei prezzi per i minerali chiave nel 2021 potrebbero aumentare i costi di moduli solari, turbine eoliche, batterie per veicoli elettrici e componentistica del 5-15%. I minerali critici, insieme ai combustibili ricchi di idrogeno come l’ammoniaca, diventeranno anche elementi importanti nel commercio internazionale legato all’energia; la loro quota combinata salirà dal 13% di oggi a oltre l’80% nello scenario “zero emissioni” riferito al 2050.

Gli eventi meteorologici estremi a cui già siamo abituati hanno evidenziato i rischi di un cambiamento climatico incontrollato che impatterà sul settore energetico. Oggi, le infrastrutture energetiche mondiali stanno già affrontando crescenti rischi legati ai cambiamenti climatici, il che sottolinea l’urgente necessità di migliorare la resilienza dei sistemi energetici.
Si stima che circa un quarto delle reti elettriche globali attualmente affronti un alto rischio di eventi ciclonici distruttivi, oltre il 10% delle raffinerie costiere è soggetto a gravi inondazioni, mentre un terzo delle centrali termiche raffreddate ad acqua dolce si trova in zone ad alto stress idrico. La frequenza degli eventi di calore estremo potrebbe raddoppiare entro il 2050 con un’intensità di circa il 120% maggiore di oggi influenzando le prestazioni delle reti e degli impianti termici e aumentando la domanda di raffreddamento.


Conclusioni

Nella roadmap disegnata dalla IEA esiste un’opportunità di mercato annuale che supera di gran lunga i 1.000 miliardi di dollari entro il 2050 per i produttori di turbine eoliche, pannelli solari, batterie agli ioni di litio, elettrolizzatori e celle a combustibile. Si parla di dimensioni paragonabili all’attuale mercato petrolifero globale. 
La strada da percorrere è difficile e stretta, soprattutto se gli investimenti continueranno a non essere all’altezza di quanto richiesto, ma il messaggio centrale del rapporto della IEA getta comunque il cuore oltre l’ostacolo. L’analisi delinea chiaramente ciò che è necessario fare di più nel prossimo decennio, ma chi si sarà preparato al salto verso la nuova economia energetica avrà in cambio un premio enorme.
La realizzazione del programma di decarbonizzazione rappresenta un’opportunità senza precedenti per cambiare il sistema energetico globale in modo da migliorare la vita e i mezzi di sussistenza delle persone. Per coglierla occorre investire in un futuro sostenibile guidato dalle scelte di Glasgow.

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