Riciclo del pneumatico, una sfida circolare

Il riciclo del pneumatico a fine uso è un tema molto discusso perché rappresenta per definizione la scommessa di un nuovo paradigma economico, quello circolare. Per vincere questa scommessa è necessario un cambio di mentalità che coinvolga tutti. Occorre collaborare con i produttori per ripensare la progettazione dei prodotti, con i gestori del rifiuto per approcciare il problema non solo secondo logiche di convenienza, e con i consumatori che sono chiamati a privilegiare scelte responsabili.  

 

Il settore dei pneumatici fuori uso in Italia rappresenta un mercato d'eccellenza perché secondo i dati 2019 dell'Ispra oltre l'80% di quelli arrivati alla fine del loro ciclo di vita è recuperato sotto forma di materia ma solo lo 0,6% si trasforma in energia.

A livello europeo esiste una gerarchia rispettata sulla gestione dei rifiuti che prevede in prima istanza attivare una serie di azioni di prevenzione, come per esempio le soluzioni di ecodesign. Gli altri piani della piramide del rifiuto comprendono il riciclo di materia, il recupero energetico e infine la discarica.

《Per traguardare gli obiettivi della transizione ecologica - spiega Laura D'Aprile, direttore generale per l'economia circolare presso il Ministero della transizione ecologica - non è sufficiente però adempiere a queste logiche circolari ma occorre mettere in pratica con tutti i mezzi possibili anche gli obiettivi di decarbonizzazione》.

 

Recuperare il pneumatico per fermare le mafie

L'Italia è leader nel recupero e trasformazione del rifiuto, con una media che si aggira sul 55% di riciclo. Il punto è che questo valore è ottenuto se si analizza il totale della raccolta che varia oltremodo da regione a regione. Si passa dal 73% del Veneto al 20% della Sicilia. Secondo Carlo Salvemini, sindaco di Lecce, questa disomogeneità ha delle conseguenze sulla chiusura del ciclo dei rifiuti e sulla sostenibilità della tariffazione a carico dei nuclei familiari, tassa che arriva raddoppiare per le regioni del sud.

La capacità impiantistica certificata da parte dei compostatori è circa 3 milioni di tonnellate quando la produzione complessiva annua di rifiuti è 6 milioni di tonnellate.  La metà dei rifiuti quindi non si riesce a recuperare.

Occorre quindi rafforzare l'impiantistica e contestualmente associare alla quantità di rifiuto prodotto il giusto costo di smaltimento.

Una delle conseguenze di un inefficiente sistema di smaltimento è l'intrusione della criminalità organizzata nel circuito del rifiuto. Durante l'estate la Direzione antimafia di Trieste ha portato al sequestro di 1.100 metri cubi di pneumatici da smaltire, un numero che comprende quasi 25.000 gomme dirette in Africa.

《Laddove i percorsi di trattamento dei rifiuti sono chiari e codificati la criminalità organizzata non può intervenire. Solitamente si infiltra dove trova sacche di inefficienza del sistema》 conferma Tullio Patassini, membro della Commissione bicamerale sugli illeciti dei rifiuti.

I pneumatici sono una bomba a orologeria, non solo perché possono diventare merce di scambio delle mafie, ma perché il loro abbandono può avere dimensioni catastrofiche per l'ambiente. Se il sistema di smaltimento raggiungesse alti parametri di efficienza anche il traffico internazionale non avrebbe modo di sussistere. Sviluppare una filiera nazionale di efficienza della reimmissione in ottica circolare di qualsiasi tipologia di rifiuto garantirebbe un ritorno economico dalle 5 alle 20 volte superiore rispetto al suo smaltimento all'estero.

 

Dal pneumatico al bitume, l'innovazione circolare di Activa

Secondo l'ultimo dato disponibile fornito da Eurostat, dal 1970 al 1998 il traffico di vetture private è più che raddoppiato mentre quello delle merci è più che triplicato. In Italia dal 1955 al 2020 sono stati registrati più di 52 milioni di veicoli alla motorizzazione. Nel 2020 si sono calcolate 650 vetture ogni 1000 abitanti. La conseguenza della crescita smisurata nel numero di veicoli rispetto allo scarso sviluppo della rete stradale ha determinato un'impennata nell'indice di veicoli per chilometro di strada. Nel 2010 erano 220 le auto per ogni chilometro di strade italiane. L'aumento del traffico dei veicoli ha determinato un utilizzo più intenso della rete stradale, di conseguenza esiste la reale necessità di infrastrutture stradali progettate con criteri che devono soddisfare queste nuove necessità indirizzando la ricerca verso lo sviluppo e l'utilizzo di nuovi materiali. Eccellenza in questo settore è Activa, operante nella produzione di additivi per la costruzione e la manutenzione delle pavimentazioni stradali in asfalto o in conglomerato bituminoso. Gli additivi di Activa sono utilizzati dai produttori di asfalto, raffinerie per la produzione di bitumi.

Per ridurre contemporaneamente il consumo di energia e l’emissione di gas serra in atmosfera, migliorando le prestazioni e la durata delle pavimentazioni stradali, l’intuizione di Activa è utilizzare il polverino di gomma derivante dalla frantumazione degli pneumatici a fine uso. Per impiegare gli pneumatici a fine uso nei conglomerati bituminosi si utilizzano 2 metodologie principali: la tecnologia “wet”, che in una prima fase prevede la mescola del pneumatico nel bitume per ottenere un legante modificato. Nella seconda fase, quest’ultimo modificato è impiegato per la produzione delle miscele bituminose mescolandolo insieme a materiali inerti per la pavimentazione stradale. Una tecnologia che aumenterebbe le performance dei manti bituminosi. 

La seconda metodologia, detta “dry”, prevede invece l’introduzione dello pneumatico a fine uso direttamente nel mescolatore insieme ad inerti, filler e bitume per la produzione di miscela bituminosa. 

 

Difendere l'economia circolare con innovazione e filiere

Un report del Parlamento europeo mette in luce che solo il 12% dei materiali utilizzati nell'industria provengono dal riciclo. Cosa si può fare per rafforzare il circuito dell'economia circolare? Come si può aumentare il volume e le performance dei materiali che provengono dal ciclo del pneumatico?

Nel decreto legislativo "semplificazioni" l'articolo 34 si occupa del fine del ciclo di vita dei rifiuti. Un processo che assume un'importanza straordinaria in un paese come l'Italia povero di materie prime. Secondo Rossella Muroni, deputata della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici di Montecitorio, questa povertà di materia prima rende l'economia fragile. Dal recupero del pneumatico esausto può iniziare un nuovo ciclo di vita che trasforma un rifiuto ingombrante e pericoloso in nuova materia seconda. In questo scenario l'expertise italiana è capace di far convergere innovazione tecnologica, eccellenza nei processi di economia circolare, creazione di filiere con meccanismi di controllo come quello dei consorzi.

 

Nuovo piano d'azione europeo per l'economia circolare 

Il Gruppo internazionale per le risorse, nel suo rapporto sulle prospettive in materia di risorse a livello mondiale 2019 (Global Resources Outlook 2019), stima che la metà delle emissioni complessive di gas a effetto serra e oltre il 90% della perdita di biodiversità e dello stress idrico dipendono dall'estrazione e lavorazione delle risorse e che l'economia globale utilizza l'equivalente del valore in termini di risorse di 1,5 pianeti. Se ciascuno consumasse tanto quanto consuma in media un residente dell'Ue, ad oggi sarebbero già necessari tre pianeti, una riduzione significativa dell'uso complessivo delle risorse naturali e della produzione di rifiuti dovrebbe costituire l'obiettivo generale dell'economia circolare; ciò richiederà un disaccoppiamento tra crescita economica e uso delle risorse.

Secondo studi recenti, l'economia circolare ha la potenzialità di aumentare il Pil dell'Ue di un ulteriore 0,5 % e di creare oltre 700 mila nuovi posti di lavoro entro il 2030, migliorando nel contempo la qualità dei posti di lavoro; che tra il 2012 e il 2018 il numero di posti di lavoro collegati all'economia circolare nell'Ue è cresciuto del 5%, raggiungendo circa 4 milioni; che, grazie al sostegno delle politiche e degli investimenti da parte dell'industria, ci si attende che entro il 2030 la rigenerazione nell'Ue possa raggiungere un valore annuo compreso tra circa 70 miliardi di euro e 100 miliardi di euro cui è associata un'occupazione compresa tra circa 450 mila e quasi 600 mila unità.

 

L'economia circolare richiede la trasformazione delle catene di valore

Le buone pratiche di riutilizzo di materiale dai rifiuti saranno al centro delle strategie di ogni stato membro della Ue, considerando che la transizione verso un'economia circolare svolge un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e nel conseguimento dell'obiettivo dell'Unione per il 2030 in materia di clima. A questo si deve aggiungere che l'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra al massimo entro il 2050 richiede una profonda trasformazione delle catene del valore in tutta l'economia. 

L'esperienza nella gestione del fine ciclo di vita del pneumatico mette in evidenza la necessità di coinvolgere l'industria quale parte interessata nella transizione verso un'economia più circolare; ricorda il ruolo fondamentale delle misure di economia circolare nel conseguimento della decarbonizzazione industriale; pretende adottare approcci di circolarità nell'industria, a tutti i livelli, dalla progettazione dei prodotti, all'approvvigionamento dei materiali, dal riutilizzo e dal riciclaggio dei prodotti e alla gestione dei rifiuti, e sottolinea la necessità di stimolare lo sviluppo di mercati guida per materiali e prodotti industriali sostenibili.

 

 

 

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