La condivisione dei dati trasformerà l’oceano

Le pratiche dell’industria marittima sono sempre più controllate grazie ai progressi nella tecnologia di sorveglianza e monitoraggio dei mari. I passi avanti compiuti in questo settore hanno costretto l’industria della blue economy a responsabilizzarsi di più contribuendo a rendere trasparenti le proprie attività e la loro influenza sulla salute degli oceani. Grazie all’azione collaborativa e alla condivisione dei dati, le attività del mare hanno l’opportunità di costruire un’economia blu sostenibile.

 

 

Per secoli, gran parte dell’industria marittima ha operato lontano dalla terraferma, fuori dalla vista e spesso fuori da ogni controllo. Oggi però il sistema è cambiato: immagini satellitari ad alta risoluzione, droni, sistemi di localizzazione e una spinta globale alla responsabilità stanno iniziando a tirare indietro il sipario sulle pratiche oceaniche industriali.

La maggior consapevolezza sull’importanza di preservare gli oceani ha ispirato molte società operanti nella blue economy a partecipare in prima persona verso una maggiore trasparenza assumendo un ruolo attivo nella condivisione dei dati. Ciò non solo aumenta la responsabilità operativa, ma aumenterà la fiducia del pubblico, la redditività, l’efficienza e la sostenibilità.

 

Perché essere trasparenti?

Il benessere umano e l’economia globale dipendono dall’uso sostenibile dell’oceano. Per garantire tale utilizzo, è necessario che le società impegnate in attività economiche oceaniche lo facciano con trasparenza attraverso la condivisione dei dati. Sono almeno quattro le spinte in questa direzione.

La prima spinta è quella dall’alto, quella dei proprietari e della finanza. Sono in primis questi soggetti a richiedere una conoscenza diretta delle attività oceaniche sostenibili per ridurre il loro rischio finanziario e rispettare sia la politica di investimento sia i propri profili ambientali. 

Con questa finalità i Principi di Poseidon sono già stati adottati da diverse banche coinvolte nel finanziamento degli armatori, creando un quadro per integrare le considerazioni sul clima nelle decisioni di prestito per promuovere la decarbonizzazione del trasporto marittimo internazionale.

 

 

La spinta dal basso è quella dei clienti

I rischi operativi dei clienti sono strettamente legati al modo in cui acquistano i loro prodotti e servizi e quindi al loro profilo ambientale e ai guadagni futuri. Un esempio è dato dalla soluzione di noleggio cargo Vanora – C4IR Ocean, in cui un noleggiatore è in grado di confrontare l’efficienza della nave e le stime sulle emissioni di CO2 da un cruscotto digitale in cui vengono confrontati i dati della nave e quelli di rotta, per affrontare così l’impatto ambientale delle operazioni.

 

 

I dati di pesca trasparenti e digitalizzati per la resilienza degli oceani

La spinta laterale è quella della concorrenza. La condivisione di informazioni tra competitor, non solo non è dannosa per le imprese, ma è un vantaggio commerciale che i clienti richiedono. L’industria oceanica è sempre più in competizione sulle strategie ecologiche, motivo per cui le aziende farebbero bene a utilizzare la condivisione dei dati a proprio vantaggio competitivo. Nessuno vuole finire all’ultimo posto della lista.

 

 

Le autorità marittime

Per ultimo la spinta a condividere i dati oceanografici viene dagli organismi internazionali che si occupano di regolamentare le politiche di sostenibilità degli oceani, ad esempio la Ballast Water Management Convention BWM (Convenzione sulla gestione dell’acqua di zavorra). In questo trattato marittimo internazionale del 2004 si richiede agli Stati firmatari di garantire che le navi siano conformi agli standard e alle procedure per la gestione e il controllo dell’acqua di zavorra e dei sedimenti. La Convenzione mira a prevenire la diffusione di organismi acquatici nocivi da una regione all’altra e a fermare i danni all’ambiente marino causati dallo scarico di acque di zavorra, riducendo al minimo l’assorbimento e il successivo scarico di sedimenti e organismi.

La condivisione dei dati oceanici è la chiave della trasparenza. Tutti i dati che possono fornire informazioni sulla misura in cui le attività economiche influiscono sull’oceano dovrebbero essere resi disponibili per l’uso nella rendicontazione. Solo allora si sarà in grado di comprendere gli impatti sul mare delle singole aziende, sia esaminando direttamente i dati sia consentendo anche una ricerca scientifica più ampia e una comprensione più profonda dell’effetto operativo che le aziende hanno sulla salute degli oceani.

I nuovi strumenti di reportistica: l’Ocean Data Platform

Per questo si rende necessario sviluppare strumenti di reporting automatizzati, come nel caso di Ocean Data Platform, che raccoglie dati di temperatura, salinità, ossigeno, fosfato, silicato e nitrati all’interno del World Ocean Database, dove sono registrate anche 45 milioni di osservazioni di quasi 120 mila specie marine, dai batteri alle balene, dalla superficie a 10mila metri di profondità, dai tropici ai poli. I set di dati sono integrati in modo da poterli cercare e mappare tutti senza soluzione di continuità per nome della specie, livello tassonomico più elevato, area geografica, profondità, tempo e parametri ambientali.

Piattaforme come questa consentono la raccolta e l’analisi di dati operativi in ​​modo conciso e coerente permettendo ad armatori, clienti e società di approcciare una gestione sostenibile dell'oceano. Perché non si può guidare il cambiamento attraverso un vuoto di informazioni.

 

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