Come nasce una casa da un chicco di riso

Nata in una terra di risaie come il biellese, dove si cuba più del 50% della produzione di riso in Europa, RiceHouse è una nuova realtà che valorizza i prodotti secondari della coltivazione del riso per la bioedilizia. La start-up si pone come obiettivo principale la commercializzazione di nuovi materiali puliti e ecologici come paglia, lolla, termo intonaci, massetti alleggeriti e finiture in lolla-calce e pannelli isolanti.

 

Da materiale di scarto alimentare a mattone per la costruzione di case sostenibili. La start-up RiceHouse nasce da un’idea dell’architetto Tiziana Monterisi, CEO dell’azienda, e dal geologo e Co-founder Alessio Colombo.

I due hanno sviluppato prodotti partendo dagli scarti della lavorazione del riso: la paglia, ovvero lo stelo della pianta del riso, e la lolla, il guscio che contiene il chicco, conosciuta già per il suo impiego nel mondo della cosmesi. Questi due scarti presentano proprietà di grande interesse per la costruzione che possono essere sfruttate per la bioedilizia grazie alla loro resistenza. «L’enorme potenzialità di tutto quello che “resta sul campo” può realmente essere messa a sistema – si legge in una nota di RiceHouse – sviluppando soluzioni concrete e attuabili nell’ottica di far diventare i sottoprodotti dell’agricoltura una risorsa e un giacimento di energia pulita a favore delle comunità, in termini socio-economici e di sviluppo sostenibile».

Il riso cresce in acqua, sotto il sole. Due elementi che ne fanno una pianta resistente ai raggi ultravioletti e all’immarciscenza. I materiali di scarto sono miscelati insieme con dei leganti naturali al 100%, come amido di riso o fecola di patate, da cui prendono poi forma mattoni, pannelli e intonaci. È in questo modo che RiceHouse ridisegna l’organizzazione della filiera delle materie seconde derivate dalla coltivazione del riso per sostenere un nuovo modello etico e tecnologicamente avanzato di casa, pensata come un organismo vivente.

 

 

«Quando consegnamo una casa regaliamo al proprietario un sacchetto di riso proveniente dalla stessa risaia che ha fornito i materiali di scarto per la costruzione» spiega Alessio Colombo ai microfoni di Radio 105.

I materiali RiceHouse sono leggeri, altamente termici, traspiranti, sani, senza formaldeide e 100% Made in Italy. Si possono impiegare sia per ristrutturazioni sia per nuove costruzioni; inoltre, essendo completamente naturali, i prodotti della startup arrivati a fine vita non andranno ad impattare sull’ambiente, in quanto biocompostabili e biodegradabili.

«Abbiamo costruito questo progetto per sfruttare tutto quello che la lavorazione e la produzione del riso, soprattutto in Italia, lascia sul campo» – racconta Alessio Colombo ai microfoni di Radio 105 – «Abbiamo pensato di convertire tutto ciò che non è edibile, in materiale per l’edilizia».

Il reimpiego della lolla, della paglia e delle argille disegna un nuovo processo di sviluppo rurale nei territori più fragili. Lo scopo è quello di armonizzare il sistema territoriale centralizzando gli aspetti di raccolta, immagazzinamento e logistica delineando una reale filiera produttiva, partendo dalla materia prima, con l’obiettivo di ridurre le perturbazioni nell’approvvigionamento e quindi di rendere i flussi sufficientemente consistenti e continuativi per poter così organizzare il percorso di utilizzo e di impiego industriale. Un processo produttivo che salvaguarda le produzioni primarie e le risorse ambientali tutelando gli interessi e i profitti delle diverse realtà coinvolte.

Un’economia circolare – quella di RiceHouse – che punta a nuovi modelli che garantiscano un futuro sostenibile, basato su materiali nuovi a zero impatto ambientale, sfruttando quello che la natura e i sottoprodotti delle lavorazioni primarie mettono a disposizione, come ad esempio la lolla e la paglia di riso, in un’ottica di progressivo sfruttamento che da un lato favorisca il reinserimento nel ciclo naturale, e dall’altro concorra a ridurre il carico di rifiuti e le passività associate alla loro gestione.






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