Cambiamento climatico, NOAA: il riscaldamento batte i record

Gli ultimi otto anni sono stati gli otto più caldi dall’inizio delle registrazioni nel 1880. A divulgare la notizia è un team di scienziati del governo degli Stati Uniti. Ma la novità è che c’è un nuovo record: quello del riscaldamento degli oceani. La variazione del contenuto termico degli oceani nel 2021 è equivalente all’energia che si otterrebbe facendo esplodere 7 bombe atomiche ogni secondo per tutta la durata dell’anno. È allarme anche per il Mediterraneo.

 

 

È di nuovo l’anno dei record. Dal caldo intenso nell’Europa meridionale, agli uragani sempre più frequenti nell’Oceano Atlantico, il 2021 è stato l’ultimo della lista nell’elenco degli anni più caldi in assoluto. La colpa secondo gli esperti è del cambiamento climatico.

In media, il 2021 è stato di quasi di 1 grado (0,84 gradi) più caldo della media registrata tra il 1901 e il 2000, ha denunciato la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) in un rapporto pubblicato giovedì 13 gennaio.

Il 2021 verrà anche ricordato come il 45esimo anno consecutivo (dal 1977) con temperature globali superiori alla media del 20esimo secolo. Anche la temperatura della superficie terrestre e oceanica dell’emisfero settentrionale è stata la sesta più alta mai registrata, con 1,09 gradi sopra la media. 

Una mappa del mondo tracciata con blocchi di colore che rappresentano i percentili delle temperature medie globali della terra e degli oceani per l’intero anno 2021. I blocchi di colore rappresentano l’aumento del calore, dal blu scuro (area più fredda da record) al rosso scuro (area più calda da record) e aree “molto più fredde della media” e “molto più calde della media”.  (NOAA NCEI)

 

L’indice di calore oceanico – che potrebbe potenzialmente contribuire all'innalzamento del livello del mare e che ci informa sulla quantità di calore immagazzinata nei livelli superiori delle acque oceaniche – non è mai stato così alto come nel 2021, superando il precedente record stabilito nel 2020. 

Indicatore chiave del cambiamento climatico, l’oceano assorbe più del 90% del calore in eccesso intrappolato nell’atmosfera terrestre dai gas serra provocando un’influenza anomala delle acque più calde sui modelli meteorologici e sui cambiamenti nelle correnti.

Ancor più allarmante è la situazione del Mediterraneo, che si conferma il bacino che si scalda più velocemente. Le evidenze della ricerca sul riscaldamento degli oceani sono state divulgate nell’articolo “Another record: Ocean warming continues through 2021 Despite La Niña Conditions”, firmato da un team internazionale di 23 ricercatori di 14 istituzioni (tra i quali Simona Simoncelli dell’INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e Franco Reseghetti di Enea, l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). «In conseguenza del riscaldamento delle acque degli oceani (tralasciando l’apporto dell’acqua di fusione dei ghiacciai), sta aumentando il volume e quindi il livello del mare con ripercussioni drammatiche per gli atolli del Pacifico e stati insulari come le isole Maldive ma anche per le nostre aree costiere. – spiega Simona Simoncelli. – Inoltre, le acque degli oceani sempre più calde creano condizioni per tempeste e uragani sempre più violenti e numerosi, abbinati a periodi di caldo esasperato in zone sempre più estese. E, tutto questo, senza considerare gli effetti biologici: l’acqua più calda è meno ricca in ossigeno influisce sulla catena alimentare, così come acqua con acidità più elevata ha effetti anche pesanti sulle forme viventi».

 

Una mappa del mondo traccia gli eventi climatici più significativi dell’anno.  (NOAA NCEI)

 

I ricercatori evidenziano che la variazione del contenuto termico degli oceani nel 2021 è equivalente all’energia che si otterrebbe facendo esplodere 7 bombe atomiche ogni secondo per tutta la durata dell’anno. E il nuovo record, avvertono, è stato toccato nonostante nel 2021 si sia manifestato il fenomeno conosciuto come “La Niña” che ha contribuito a limitare il riscaldamento nell’oceano Pacifico. La Niña, che causa alterazioni del clima che niente hanno a che fare con i cambiamenti climatici dovuti dall’emissione di gas serra, ha leggermente raffreddato le temperature globali rispetto a quelle che sarebbero state senza la sua influenza, hanno affermato gli scienziati.

Anche la Nasa, l’Agenzia spaziale nordamericana, è giunta a conclusioni simili in un rapporto pubblicato insieme con i dati della NOAA. Nella sua valutazione, la Nasa ha spiegato che la copertura del ghiaccio marino artico è diminuita di circa il 30% dal 1980 e che la regione polare si sta riscaldando circa tre volte più velocemente del resto del pianeta.

Gli ultimi otto anni sono stati gli otto più caldi e l’ultimo decennio è stato il più caldo dall’inizio della registrazione nel 1880, hanno affermato i funzionari delle due agenzie. Il riscaldamento globale è «molto reale. E ora e sta avendo un impatto sulle persone», ha detto all’agenzia di stampa Reuters, Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa.

Nel dicembre 2021 si è registrato un sorprendente contrasto di temperatura in tutta Europa. Temperature superiori alla media 1991-2020 si sono verificate nell’Europa occidentale e in gran parte del sud, dalla penisola iberica al Mar Nero. Ad esempio, nel Regno Unito, queste temperature superiori alla media hanno toccato nuovi record giornalieri, che hanno portato la colonnina di mercurio fino a 16,5 gradi a Capodanno. Nel frattempo, in tutta la Scandinavia e nell’Europa nord-orientale, le temperature erano al di sotto della media, con la Svezia al gelo per il suo primo dicembre più freddo dal 2012. Più a est il quadro è stato anche peggiore: con una temperatura di -20,9°C a San Pietroburgo, è stato battuto il record giornaliero stabilito nel 1893.

 

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