Il 2021 è stato un anno all’insegna dell’economia circolare. Il 2022 lo supererà?

Il 2021 è stato un anno importante per l’ambizione dell’Unione europea di costruire un’economia circolare, con molti degli Stati membri più influenti che hanno annunciato nuove leggi per la regolamentazione dei rifiuti in generale e degli imballaggi in particolare, incoraggiando il riutilizzo, un tassello indispensabile del puzzle per un continente che spera di adottare un approccio sostenibile al consumo.

 

I responsabili politici stanno elaborando obiettivi ambiziosi per affrontare il tema dei rifiuti ma, nel complesso, hanno relegato gli imballaggi industriali al di fuori dell’ambito delle iniziative di riutilizzo. 

La continua crisi della catena di approvvigionamento, che ha creato carenze in tutto il mondo, ha anche sottolineato quanto siano diventati insostenibili i nostri moderni stili di vita. Una constatazione confermata da un dato: l’umanità produce almeno 3,5 milioni di tonnellate di plastica e altri rifiuti solidi ogni giorno, con metodi di riutilizzo o riciclaggio che non riescono a recuperarne la maggior parte. L’economia circolare cerca di frenare questa pericolosa tendenza assicurando che materie prime, componenti e prodotti, man mano che vengono utilizzati e riutilizzati nel tempo, perdano il meno possibile del loro valore.

L’Unione Europea ha adottato il suo primo “piano d’azione per l’economia circolare” nel 2015 e ha seguito un secondo piano nel 2020. In linea con l’obiettivo dell’UE di rendere l’economia circolare una realtà, alcuni dei più grandi paesi europei hanno introdotto una nuova legislazione storica volta a ridurre i rifiuti nel 2021.

In Germania, per esempio, il Bundestag ha implementato importanti modifiche alla legge nazionale sugli imballaggi del 2019, incorporando la direttiva dell’UE sulla plastica monouso e la sua direttiva quadro sui rifiuti e mettendo in atto nuovi requisiti per gli imballaggi per il trasporto. Grazie a iniziative come il famoso sistema di deposito delle bottiglie Pfand, che è stato ulteriormente esteso lo scorso anno per includere contenitori riutilizzabili per pasti da asporto o acquisti di caffè da asporto, la Germania si è già dimostrata un pioniere del riutilizzo in Europa.

Il programma Pfand prevede l’applicazione di una tassa al prezzo di ogni lattina o bottiglia venduta, consentendo agli acquirenti di restituire i contenitori vuoti in cambio del rimborso dell’imposta. Secondo l’ONG Environmental Action Germany, «circa 3 miliardi di contenitori per bevande usa e getta venivano scaricati nell’ambiente ogni anno» prima dell'introduzione del Pfand, mentre il tasso di restituzione è ora superiore al 98%.

In Francia si sta già assistendo all’impatto della nuova legislazione anti-rifiuto che prevede la progressiva eliminazione della plastica monouso dal ciclo produttivo entro il 2040, ma anche misure più settoriali, come il divieto che impedisce alle aziende di abbigliamento firmato e beni di lusso di distruggere gli oggetti invenduti, una pratica che è stata a lungo criticata come uno dei pericolosi eccessi del capitalismo moderno. L’anno scorso è stata anche implementata la clausola “chi inquina paga”, che richiede ad alcune società di finanziare il corretto smaltimento dei rifiuti di cui sono responsabili.

Per la Spagna, il 2021 è iniziato in modo più ignominioso, con 16 organizzazioni della società civile che hanno denunciato il mancato raggiungimento degli obiettivi da parte del governo direttamente alla Commissione europea. La loro protesta ha smascherato anni di politiche irregolari, tassi stagnanti di raccolta selettiva e riciclaggio e totale disinteresse nel promuovere la prevenzione e il riutilizzo. In risposta, il governo spagnolo ha annunciato a settembre una serie di regole di gestione dei rifiuti che non solo amplieranno le linee guida per la riduzione dei rifiuti, ma si spera che elimineranno anche le scappatoie che consentono di evitare palesemente le norme nell’attuale quadro legislativo del paese.

Sebbene questi governi nazionali abbiano preso l’iniziativa di applicare i principi dell’economia circolare dell’UE ai beni di consumo come l'acqua in bottiglia e gli imballaggi da asporto, i passi dell’Europa verso il riutilizzo sistematico devono ancora trovare una risposta per prevenire lo smaltimento non necessario di prodotti perfettamente riutilizzabili come gli imballaggi industriali, che raramente vengono utilizzati esclusivamente all'interno dei confini di un singolo Paese.

 

Contenitori IBC in un magazzino.

 

Svelati dalla Commissione europea a novembre, i piani dell’UE per l’aggiornamento del regolamento sulle spedizioni di rifiuti (WSR), mirano a reprimere le spedizioni di rifiuti pericolosi fuori dall’Europa. Il WSR aggiornato, tuttavia, non spende due parole per incentivare il riutilizzo dei contenitori IBC. Tali imballaggi industriali, che spesso si presentano sotto forma di fusti di acciaio o plastica, possono essere continuamente riutilizzati per il trasporto di prodotti alimentari e bevande di largo consumo.

Sfortunatamente, la gerarchia dei rifiuti, che dà la priorità al riutilizzo rispetto al riciclaggio, è spesso ignorata nel caso degli IBC, che troppo spesso finiscono per essere scartati quando potrebbero invece essere sanificati, ricondizionati e rimessi al lavoro.  

Con la Commissione pronta ad adottare la sua nuova direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio nelle prossime settimane, il 2022 potrebbe essere un anno ancora migliore per il passaggio dell’UE verso un’economia veramente circolare, ma solo se prenderà seri provvedimenti per colmare le sue carenze sul fronte del riutilizzo.

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